L’Italia è una Repubblica fondata sulla rendita

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I dati sono inequivocabili. Il 10 per cento più ricco della popolazione detiene il 60 per cento della ricchezza nazionale, mentre alla metà più povera resta un misero 7,4 per cento. Una forbice che si è allargata negli ultimi 10 anni di 7 punti percentuali, il doppio della media europea.

Il risultato è un Paese dove la ricchezza è sempre più polarizzata, e dove l’anomalia non è solo verticale – tra ricchi e poveri – ma anche generazionale. Nel 2022, il 75 per cento della ricchezza italiana era nelle mani degli over 50, di cui il 40 per cento pensionati. Ai giovani – Millennial e Gen Z – resta appena il 9 per cento del patrimonio nazionale. A parità di età, un baby boomer possedeva il 50 per cento in più rispetto a un 40enne di oggi. Questo non è un normale effetto anagrafico: è una condanna anagrafica. Un sistema che ha funzionato per chi è entrato nel mondo del lavoro prima degli Anni 90 – salari in crescita, casa accessibile, welfare solido – oggi lascia ai nuovi entranti solo precarietà, affitti esorbitanti e contratti a termine. Con il lavoro che non basta più a costruire un futuro, l’unica leva diventa l’eredità. Ma solo per chi può permettersela

L’Italia è una Repubblica fondata sulla rendita
dal rapporto di Tortuga.
Nei prossimi 20 anni 6.486 miliardi di euro passeranno di mano

Nei prossimi 20 anni, stimano Tortuga e FutureProofSociety, si assisterà al più grande trasferimento di ricchezza intergenerazionale nella storia d’Italia: 6.486 miliardi di euro. Ma a beneficiarne saranno, ancora una volta, i figli dei già ricchi. In assenza di una riforma fiscale, questa “pesante eredità” rischia di trasformarsi in un acceleratore di disuguaglianze: la ricchezza concentrata in pochi nuclei familiari si trasmetterà quasi intatta ai loro eredi, consolidando un’aristocrazia economica di fatto. L’Italia ha una delle peggiori mobilità sociali dell’area Ocse: l’indice di elasticità intergenerazionale del reddito è fermo a 0,5. Significa che metà del reddito di un individuo dipende da quello della famiglia di origine. Più che un ascensore guasto, un sistema a classi fisse, dove i figli dei dirigenti diventano dirigenti e i figli degli operai restano operai. E dove la scuola non basta a cambiare il destino: solo l’8 per cento dei figli di genitori senza titolo di studio superiore riesce a ottenere una laurea.

Giulio Cavalli