È la volta dell’India: nella giostra dei dazi di Trump finisce anche la potenza asiatica, per la quale dal 1° agosto scatteranno dazi al 25%.
L’aliquota tariffaria è leggermente inferiore a quella imposta all’India nel “Giorno della Liberazione”, quando annunciò un’aliquota del 26% sul principale partner commerciale.
Trump ha affermato sulla sua piattaforma Truth Social che l’India è “nostra amica”, ma che “i suoi dazi sono troppo alti” sui prodotti statunitensi. Il presidente repubblicano ha aggiunto che l’India acquista equipaggiamento militare e petrolio dalla Russia, il che, a suo dire, ha reso possibile la guerra in Ucraina. Di conseguenza, intende imporre un’ulteriore “penalità” a partire da venerdì, nell’ambito dell’introduzione dei dazi riveduti dalla sua amministrazione su diversi Paesi.
L’annuncio arriva dopo una serie di accordi commerciali negoziati con l’Unione Europea, il Giappone, le Filippine e l’Indonesia, tutti volti, secondo Trump, ad aprire i mercati ai prodotti americani, consentendo al contempo agli Stati Uniti di aumentare le aliquote fiscali sulle importazioni.
Il presidente considera le entrate tariffarie un modo per compensare l’aumento del deficit di bilancio legato ai recenti tagli alle imposte sul reddito e generare più posti di lavoro nelle fabbriche nazionali.
L’India nel mirino di Trump: in arrivo i dazi
La grande nazione indiana non è stata risparmiata dalla politica tariffaria di Trump.
L’Ufficio del censimento ha riferito che lo scorso anno gli Stati Uniti hanno registrato uno squilibrio commerciale di 45,8 milioni di dollari nei confronti dell’India, il che significa che hanno importato più di quanto abbiano esportato.
Con una popolazione di oltre 1,4 miliardi di persone, l’India è il Paese più grande del mondo e un possibile contrappeso geopolitico alla Cina. India e Russia hanno stretti rapporti e Nuova Delhi non ha mai appoggiato le sanzioni occidentali contro Mosca per la sua guerra in Ucraina.


