Paolo Crepet sul Giornale interviene sul caso della tredicenne che ha partecipato a un concorso di bellezza, suscitando polemiche e la revoca dell’organizzatore. Ma per Crepet il problema è più profondo:
“Non è cambiato niente. Esaltiamo una tredicenne come un’Infanta del Cinquecento. Ma questa non è civiltà: è mancanza di rispetto verso l’infanzia”.
Secondo Crepet, viviamo in una società che spinge i giovani a crescere troppo in fretta, ma senza responsabilità.
“Diamo ai bambini il cellulare a 4 anni e ci illudiamo che diventino maturi. In realtà si eccita solo il sistema nervoso e si perde il senso del limite”.
Il confronto tra due adolescenti è per lui emblematico: da un lato la miss tredicenne esposta come oggetto, dall’altro la giovane atleta italiana che, dopo aver vinto gli Europei nei 100 metri, ha scelto di non partecipare ai Mondiali per dedicarsi allo studio.
“Quella è una ragazza tutelata. Significa che ha una famiglia che sa proteggerla, non esibirla”.
Crepet è molto critico verso i genitori:
“Permettono tutto, poi si indignano se i figli prendono brutti voti. Mancano coerenza e autorevolezza. Se un figlio di 25 anni vive ancora coi soldi dei genitori, non può dettare le regole. Serve un patto chiaro”.
Secondo il professore, la libertà regalata ai giovani non ha valore:
“Il proibito stimola entusiasmo. Quando noi, da ragazzi, facevamo qualcosa di nascosto, c’era passione. Oggi la libertà è scontata, quindi vuota”.
Crepet affronta anche il tema dei minori che commettono reati, come nel caso dei ragazzini rom che hanno investito una donna dopo aver rubato un’auto.
“Non è solo una questione etnica. Se sei abusivo, lo Stato non sa come intervenire. E se una madre dice “è stata una bambinata”, allora forse è già un buon motivo per toglierle il figlio”.
Infine, un giudizio duro sulle madri che cercano di imitare i figli sui social:
“L’adolescentizzazione delle mamme è una disgrazia. Il ruolo del genitore non è farsi accettare dai figli, ma educarli”.


