ADDIO, PIPPO: SI SPEGNE (MA NON TRAMONTA) UN MITO PER L’ITALIA E PER L’ALBANIA

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È di poche ore fa la notizia che mai avremmo voluto sentire: è scomparso “il” Conduttore TV per definizione, il Mattatore indiscusso del Festival di Sanremo, l’Uomo delle prime serate senza rivali dell’Ammiraglia mamma Rai

I suoi programmi hanno contribuito alla diffusione e divulgazione della lingua e delle tradizioni del Belpaese nella terra delle Aquile, dove negli anni Ottanta e nei primi anni Novanta del Novecento, del tutto clandestinamente, nelle case delle famiglie Albanesi venivano seguiti i palinsesti leader della televisione di Stato italiana

Pippo Baudo e la scena sconvolgente della torta in faccia a Gran Premio 

Lo ammetto: la mia prima iniziazione al tema di italiano – inteso come combinazione creativa di soggetto, predicato e complemento – è stata rappresentata da Lui, il Pippo “nazional-popolare”: era il 1990, avevo appena 16 anni, e aspettavo con impazienza il giovedì sera, sapendo che sarebbe andato in onda, su Rai 1, il Gran Premio di Pippo Baudo, il primo “talent” assoluto andato in onda sui nostri schermi. Tanto che, per potermelo godere in santa pace nel focolare domestico, cercavo di studiare al massimo nei giorni precedenti “l’evento” così da potermi fare interrogare a scuola e spuntare un buon voto, e godermi quindi il “prime time”, che una sera fu scandito anche da un mezzo shock per la torta in faccia che egli subì durante una performance canora con Franco Franchi e Renato Zero.

Quindi sì, le trasmissioni “baudiane” sulle frequenze pubbliche hanno contribuito pure al mio rendimento didattico.

Poi, nel 1992 e 1993, il magico Pippo inanellò due edizioni da brivido del Festival di Sanremo che accompagnarono il mio ingresso nella maggiore età e la preparazione al mio esame di maturità, due traguardi che furono scanditi dalle incursioni, nel tubo catodico, dell’indimenticato compianto “cavallo pazzo” (con Baudo nella foto di apertura).

Elsa Lila, a destra, con il Pippo nazionale sul palco di Sanremo 2003: il legame tra Italia e Albania deve moltissimo proprio al Festival del teatro Ariston 

Dunque subentrarono le sfide della vita (queste a telecamere spente), e ritrovai Pippo Baudo alla conduzione di due Festival sanremesi nel 2002 e nel 2003, quando ormai avevo deciso che il mio futuro sarebbe stato nel giornalismo professionistico e mi incamminavo verso la soglia degli “enta” che già allora mi spaventavano (figurarsi ora che ho sfondato il muro degli “anta”). Fu proprio nel 2003 che, con il debutto di Elsa Lila e della sua struggente “Valeria” sul palcoscenico dell’Ariston, introdotta dal Mattatore venuto da Militello, il rapporto affettivo innato fra Sanremo e l’Albania si ufficializzò a tutti gli effetti, con sviluppi che, diversi anni dopo, avrebbero assegnato a Ermal Meta la medaglia d’oro della canzone Italiana.

Pippo Baudo con Mike Bongiorno, eterni amici e rivali dei “Derby” TV tra Rai e Mediaset 

Ebbene sì, purtroppo non l’ho mai conosciuto di persona, se non una volta fugacemente nel 2007 quando ebbi l’onore – grazie a una mia carissima amica e collega – di fare parte del pubblico di Domenica In e di scorgerlo alla distanza, autorevole nonostante gli anni che passano per tutti.

Ma Pippo Baudo è stato un simbolo della mia adolescenza didattica, oltre che il simbolo iconografico della comunicazione televisiva in Italia e anche in Albania, dove negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso mamma Rai era la sola finestra aperta sul l’Occidente. E “papà Pippo” il nuovo “Alberto Manzi” che contributiva ad avvicinare, con il traghetto linguistico, i due fronti dell’Adriatico.

GRAZIE, PIPPO!

Alessandro Zorgniotti