TRUMP/PUTIN: QUARANT’ANNI DOPO REAGAN E GORBACIOV, LO STESSO FILM DELL’EUROPA OUT

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Come avvenne alla vigilia del crollo del muro di Berlino, così oggi la comunità internazionale si ritrova dinnanzi al medesimo copione delle due superpotenze che assumono decisioni determinanti per gli assetti del vecchio continente, con le istituzioni di quest’ultimo in un ruolo poco più che notarile o di presa d’atto

Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov: la Storia che si ripete, con l’Europa di nuovo in panchina 

“Mikhail, butta giù quel muro!”. Così, sul finire degli anni Ottanta del Novecento, l’allora Presidente statunitense Ronald Reagan, fra l’amichevole e il perentorio, si rivolgeva all’ultimo leader sovietico Mikhail Gorbaciov, per esortare questi a compiere il decisivo miglio finale delle radicali riforme sistemiche che, fra una Glasnost e una Perestroika, stavano facendo vacillare i regimi socialisti reali su tutto il fianco est dell’Europa, non ancora Unione ma solo CEE (Comunità economica), circoscritta all’Occidente e con la Germania e la sua capitale divise in due.

Oggi, anzi ieri, abbiamo assistito a una esortazione analoga, non più da parte di Ronald bensì da parte di Donald: Donald Trump, che all’omologo Vladimir Putin, successore di Gorbaciov sulla poltrona più alta del Cremlino, ha detto più o meno “fai cessare il fuoco” ovvero “giungi a una tregua”.

Negli anni Ottanta del secolo scorso, il muro a Berlino non venne abbattuto il giorno dopo – Reagan esclamò il mitico “Tear down this Wall!” nel 1987, due anni prima dello storico evento – così come oggi non abbiamo purtroppo assistito alla sospensione delle ostilità belliche fra Mosca e Kiev. Ma possiamo oramai dire che il sentiero, con o senza il volere di Bruxelles, è stato tracciato con chiarezza, e lungo lo stesso l’Unione Europea, sebbene sia la parte direttamente interessata a livello geografica, sembra camminare ai margini, senza alcun ruolo proattivo ma in modalità unicamente “ex post”.

Lo scenario più prevedibile e plausibile sembra essere quello della cessione dei territori e della rinuncia dell’Ucraina ad aderire sia alla NATO che alla UE, sebbene su ciascuno di questi punti occorrerà attendere il merito dei colloqui che il Presidente Trump avrà domani alla Casa Bianca con Zelensky e con i “leader” del vecchio continente. Vecchio come il copione che si ripete. Il mondo, a seguito della globalizzazione, sarà pure diventato multipolare; ma le decisioni sui destini di tutti hanno sempre le caselle postali della White House e del Cremlino.

Azeta