Flotta vincente anche se perde

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Comunque vada a finire, questa storia della Global Sumud Flotilla apre il cuore. Emotivamente e politicamente: a volte i due avverbi coincidono. Per la nobiltà dell’intento (portare cibo a Gaza), per la composizione multinazionale e multireligiosa (e per fortuna: anche non religiosa) dei partecipanti, per il coinvolgimento di un sacco di gente semplice che porta beni commestibili nei porti di partenza (duecento tonnellate solo a Genova!), per la natura popolare di una mobilitazione che bypassa i governi e la loro ignobile inerzia.

Una marcia per mare autoconvocata che nonostante la quasi certezza di non raggiungere l’obiettivo – perché per il governo israeliano Gaza è sotto sequestro nonostante non sia roba loro – mette in campo, male che vada, almeno la rappresentazione concreta di una volontà di soccorso che anche la più sprovveduta, la meno politicizzata delle persone è in grado di capire nel profondo. E di condividere.

Si vedranno vele, e scafi, e navigli di vario pregio fare rotta per un litorale nel quale (non lo sapevate?) l’esercito occupante ha imposto il divieto anche di fare il bagno. Spiagge senza bagnanti, come dire: piazze senza viandanti. Le barche saranno cariche di casse di pasta, riso, farina, zucchero, legumi, alimenti in scatola, medicinali. Disarmate, come gli equipaggi. Dunque: uomini con le armi impediranno a uomini disarmati di soccorrere una popolazione stremata. Nel caso che questo civile veleggiare, questa vincibile armada in soccorso di chi soccombe, e muore, ed è perseguitato, fosse propaganda di Hamas, bisogna dire che è molto ben congegnata. Forza Flotilla, siamo con te.