Si dice che i consumi dipendano da quello che si ha in tasca, e quello che si ha in testa. E il Rapporto Coop 2025 lo conferma. Gli italiani hanno sempre più paura del futuro, soprattutto della guerra. E dopo la fiammata inflazionistica, sono più poveri, tanto che il risparmio resta ancora il principale driver nella scelta di quello che si consuma. Ma il cibo messo nel carrello della spesa viene selezionato con sempre più cura e attenzione alla salute e alla forma fisica.
Ci sono quasi sedici milioni di italiani che si sono messi a dieta nel 2025 e sono esplose le vendite di bilance pesapersone, registrando un aumento del 55,6 per cento solo nei primi sei mesi dell’anno. Anche se la maggior parte, più che rivolgersi a uno specialista, adotta una dieta fai da te o consigliata dagli amici.
Rispetto al 2019, i consumi sono cresciuti di pochissimo, un debole aumento dello 0,5 per cento. Un dato tutt’altro che positivo. La ricchezza delle famiglie inclusa la componente immobiliare, rispetto a cinque anni fa, è scesa in termini reali del dieci per cento. Con i salari immobili (o poco più), per rincorrere l’inflazione si lavora di più, si accettano incarichi aggiuntivi e anche i pensionati tornano a lavorare. Ma oltre la metà della spesa familiare è ancora assorbita da bollette, cibo, trasporti e salute.
«Si mangia meno e si spende pure meno», commenta Domenico Brisigotti, direttore generale di Coop Italia. «Gli italiani restano i più altoconsumanti di cibo in Europa, ma i consumi si stanno riducendo e stanno cambiando. La carne rossa viene comprata sempre meno, aumentano frutta e verdura. Ma per il futuro molto dipenderà dal tasso di inflazione».



