Sarebbe bello avere coraggio. Dire ad alta voce l’orrore di ciò che sta accadendo a un popolo inerme, stremato dalla guerra e dalla fame, cacciato con la violenza dalla propria terra. Stiamo assistendo a Gaza come i tedeschi guardavano i treni carichi di deportati diretti ai campi di sterminio: inermi, anestetizzati, indifferenti.
Sarebbe bello che qualcuno oggi ci esortasse a scendere in strada, a interrompere tutto per gridare che no, l’umanità non vuole e non può accettare un genocidio. Fermare tutto e incontrarsi, riconoscersi, esistere come comunità che non tace davanti all’ingiustizia.
Invece no. Ci scopriamo popolo inutile, che si rifugia nell’aperitivo, negli acquisti online, nella carbonara. Indifferenti perfino a una guerra che bussa già alle nostre porte. Ridotti a un ammasso di consumatori, pronti a fare la fila per l’ennesimo oggetto alla moda ma incapaci di muovere un passo per difendere una vita. Rappresentati dal vuoto cosmico di una classe politica ineleggibile, imbarazzante.
E così, mentre la Storia ci chiede di scegliere da che parte stare, noi scegliamo il silenzio. Ma il silenzio, domani, griderà contro di noi


