Salvatore Cernuzio – Città del Vaticano
Come Papa, ruolo con cui sta cercando di “costruire ponti” e “non alimentare ulteriormente le polarizzazioni” presenti nel mondo e nella Chiesa, denuncia la situazione “terribile” a Gaza, dinanzi alla quale “non possiamo diventare insensibili”, e afferma che la Santa Sede “non ritiene” al momento che “si possa rilasciare alcuna dichiarazione” sulla definizione di genocidio. Assicura poi di non volersi immischiare nella politica del suo Paese natale, gli Usa, ma di “non avere paura” di sollevare questioni anche con il presidente Trump su tematiche urgenti.
Sulla Cina annuncia che proseguirà la politica della Santa Sede e dei predecessori e, sulla linea di Francesco, auspica di continuare con la nomina di donne in ruoli di leadership, pur ribadendo di non avere intenzione di cambiare l’insegnamento della Chiesa sull’ordinazione femminile.
Stesso discorso per le persone Lgbtq+: accoglienza a “todos, todos, todos” ma “l’insegnamento della Chiesa continuerà così com’è”. Gli abusi li indica come una vera e propria crisi; chiede massima vicinanza alle vittime, ma ricorda che talvolta si sono registrate false accuse. Sull’altra “crisi”, quella finanziaria, chiede di non “piagnucolare” e di continuare, piuttosto, a elaborare piani: “Ma non ci perdo il sonno”.
Domande e risposte sui temi di urgente attualità per la Chiesa e il mondo si ritrovano tutti nella intervista – la prima concessa – di Papa Leone XIV a Elise Ann Allen, giornalista di Crux. Il 14 settembre, giorno del compleanno di Robert Francis Prevost, erano stati anticipati alcuni estratti del colloquio, pubblicato a corredo del volume biografico León XIV: ciudadano del mundo, misionero del siglo XXI in uscita oggi, 18 settembre, in spagnolo per Penguin Perú.
Il dramma di Gaza
Tra le prime domande al Papa c’è quella sulla situazione a Gaza. “Anche se c’è stata una certa pressione” su Israele da parte degli Stati Uniti e nonostante alcune dichiarazioni del presidente Trump, “non c’è stata una risposta chiara” per “alleviare le sofferenze della popolazione”, evidenzia Papa Leone XIV. “Questo è molto preoccupante”, viste le condizioni in cui versano tante persone, specialmente i bambini, che soffrono la “vera e propria fame”. In futuro “avranno bisogno di molta assistenza medica, oltre che di aiuti umanitari”. Il Papa spera che non si diventi “insensibili” di fronte a ciò che accade nella Striscia: “È terribile vedere quelle immagini in televisione… non si può sopportare tanto dolore”.
La parola “genocidio”
Quanto all’uso della parola genocidio che “viene utilizzata sempre di più” riguardo al dramma di Gaza, il Papa sottolinea che “ufficialmente, la Santa Sede non ritiene che al momento si possa rilasciare alcuna dichiarazione al riguardo”. “Esiste una definizione molto tecnica di ciò che potrebbe essere un genocidio. Ma sempre più persone stanno sollevando la questione, tra cui due gruppi per i diritti umani in Israele che hanno rilasciato questa dichiarazione”.
I rapporti con la Cina
Ancora nel campo della geopolitica, Leone XIV guarda all’altro attore globale che è la Cina. Assicura di continuare “la politica che la Santa Sede ha seguito per alcuni anni”, senza pretendere di “essere più saggio o più esperto” dei predecessori. Già da tempo è “in costante dialogo con diverse persone cinesi” e sta cercando di “ottenere una comprensione più chiara di come la Chiesa possa continuare la sua missione, rispettando sia la cultura che i problemi politici”, come anche il “significativo” gruppo di cattolici che “per molti anni, hanno vissuto una sorta di oppressione o difficoltà nel vivere liberamente la loro fede senza schierarsi”. “È una situazione molto difficile”, ammette il Vescovo di Roma.
La politica Usa
In generale, non crede il primo Papa degli Stati Uniti che la sua provenienza possa fare più di tanto la differenza nelle dinamiche globali. Spera però che faccia la differenza nel rapporto con l’episcopato Usa, dove si sono registrati attriti con il precedente pontificato: “Il fatto che io sia americano significa, tra le altre cose, che la gente non può dire, come hanno fatto con Francesco, ‘lui non capisce gli Stati Uniti, semplicemente non vede cosa sta succedendo’”.
Leone lo chiarisce bene: “Non ho alcuna intenzione di immischiarmi nella politica di parte”. E sul rapporto con Trump afferma “che sarebbe molto più appropriato che la leadership della Chiesa negli Stati Uniti si impegnasse con lui”. Certo è che se ci fossero argomenti specifici “non avrei alcun problema a farlo”. Tra questi, la dignità umana e i migranti; tema, quest’ultimo, che desta preoccupazione nel Pontefice.
A tal proposito richiama la Lettera inviata da Papa Francesco a tutti i vescovi degli Stati Uniti nella quale chiedeva di accogliere coloro che arrivavano nel Paese in cerca di una vita migliore.
Un gesto “significativo”, secondo Leone XIV, che si dice “molto contento di vedere come i vescovi americani abbiano recepito questa idea”. “Gli Stati Uniti – aggiunge – sono un attore potente a livello mondiale, dobbiamo riconoscerlo, e a volte le decisioni vengono prese più in base all’economia che alla dignità umana”.
Il Papa ricorda anche le recenti dichiarazioni di Trump che ha detto di non avere intenzione di incontrarlo, mentre, aggiungeva il capo di Stato, “suo fratello è un bravo ragazzo”. Un riferimento al fratello maggiore Louis, ricevuto nello Studio Ovale pochi giorni dopo il Conclave.
“Uno dei miei fratelli lo ha incontrato ed è stato molto aperto sulle sue opinioni politiche”, conferma Papa Leone. Di Louis parla pure in un altro passaggio dell’intervista, quando, descrivendo il rapporto coi familiari (oltre al primo, anche il secondo fratello John), chiosa: “Siamo ancora molto vicini, anche se uno è politicamente molto lontano”.
La crisi degli abusi nella Chiesa
Ampio spazio nel colloquio è dedicato alla “crisi” degli abusi sessuali nella Chiesa. Una crisi non ancora risolta, sottolinea subito il Pontefice, chiedendo “grande rispetto” per le vittime, molte delle quali portano la ferita dell’abuso per tutta la vita. Leone XIV cita le statistiche che mostrano che “oltre il 90% delle persone che si fanno avanti e muovono accuse sono autentiche vittime”.
Non inventano, cioè, nulla. Ci sono però “casi comprovati di qualche falsa accusa” e ad alcuni sacerdoti “è stata distrutta la vita”. L’accusa “non annulla la presunzione di innocenza”, rimarca Papa Leone. Quindi, anche i sacerdoti devono essere protetti, o l’accusato deve essere protetto, i suoi diritti devono essere rispettati. Ma anche dirlo a volte è causa di maggiore sofferenza per le vittime”.
In ogni caso, spiega, “la questione degli abusi sessuali non può diventare il fulcro della Chiesa”: “La stragrande maggioranza delle persone impegnate nella Chiesa, sacerdoti, vescovi e religiosi, non ha mai abusato di nessuno. Quindi, non possiamo far sì che l’intera Chiesa si concentri esclusivamente su questo tema”.


