La carrozzina non è un bagaglio

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Per Ryanair, invece, sì. È stata trattata come una valigia fuori misura, una di quelle che la compagnia low cost lascia a terra se non entra nelle gabbie metalliche piazzate ai gate. Solo che qui non parliamo di un trolley: parliamo della carrozzina elettrica di Valentina Tius che di quella sedia ha bisogno per vivere, per muoversi, per viaggiare.

Il volo per Riga, in partenza da Orio al Serio ieri mattina, era prenotato da tempo. Le misure della carrozzina erano state comunicate con largo anticipo. Ma la doccia fredda è arrivata solo poche ore prima del decollo: “Le dimensioni sono eccessive, non può salire”. Viaggio saltato, sogni bruciati. Nessuna alternativa, nessun preavviso utile per riorganizzarsi.

«Così è solo una discriminazione» dice Valentina, e ha ragione. Perché se ti accorgi in ritardo che il posto non è accessibile, non stai semplicemente facendo rispettare una regola: stai negando un diritto. E non è un dettaglio tecnico: è l’essenza della dignità.

La Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, ha già annunciato azioni legali. Ma il punto è un altro. È possibile che nel 2025 la mobilità delle persone con disabilità sia ancora considerata un “problema logistico”? Possibile che una compagnia che trasporta milioni di passeggeri non abbia soluzioni, piani B, alternative concrete?

Chi è in carrozzina non viaggia con un bagaglio speciale: viaggia con la propria libertà. E quando una compagnia decide che quella libertà “non entra nelle misure”, non è un problema tecnico: è la prova che i diritti, per qualcuno, valgono ancora meno di un trolley.