Il Dio trumpiano tra sacro e profano

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Spenta la fiaccola sulla Statua della libertà come paradigma della madre che accoglie i viandanti della Terra, ridimensionato il re dollaro come valuta di riserva che disciplina i commerci del mondo, l’Impero trumpiano ha infine trovato il nuovo simbolo da imporre al pianeta.

È la croce a rotelle, che ha fatto il suo esordio ai funerali solenni e ultra-pop del proto-martire Charlie Kirk, tra canti gregoriani e hamburger texani, roghi biblici e fuochi d’artificio. L’immagine plastica e icastica di un Cristo portatile, di pronto uso e facile consumo. Un Gesù pret-a-porter, di cui tutti senza troppa fatica possono caricarsi sulle spalle un po’ di calvario immaginario. Ma è su quella croce-mobile formato Walmart che ora cammina il Dio americano, pellegrino e belluino tra le genti. Più minaccioso che misericordioso. Incarnazione di un potere immenso e inedito, dove la dimensione spirituale, temporale e digitale sono inscindibili come mai si era visto prima.

Non c’è più diaframma tra sacro e profano: la religione è la prosecuzione della politica con altri mezzi, e viceversa. L’Onnipotente e gli States si parlano da sempre. Dio è nella Costituzione e nella moneta. I presidenti giurano sulla Bibbia. L’auto-percezione messianica di Trump è nota dall’attentato di Butler del luglio 2024, quando il proiettile di Crooks fu deviato dal Signore per consentire a The Donald di salvare la nazione. Ma mai come alle esequie dell’influencer di Turning Point il divino si è fatto umano, informando di sé i pensieri e le parole del popolo Maga. A partire dal suo profeta, il tycoon che alla faccia dei Vangeli promette tremenda vendetta e tuona “io odio i nostri avversari” che hanno ucciso Charlie “perché diceva la verità sulla patria e su Dio”.

Poi il suo vice, l’invasato Vance che proclama “questo non è un funerale, è una rinascita dei valori cristiani”. Il segretario di Stato Rubio, che assicura “Charlie è come Gesù, anche lui ha cambiato la storia”. Il pastore Rob McCoy, che dice “Dio ha guidato la vita di Kirk e ora ci chiede di seguire il suo esempio”. L’evangelico Jack Posiblec, che chiede alle masse “siete pronti a indossare la corazza di Dio? Dobbiamo salvare la civiltà occidentale”.

Fino ad arrivare alla vedova Erika, che con la catenina insanguinata del marito al collo assicura “con la sua morte si è compiuto il piano di Dio”. Tutto intorno, tra i 100 mila dello State Farm Stadium, cappellini con lo slogan “Gesù è il mio salvatore, Trump il mio presidente” e magliette con il volto di Gesù e la scritta Make America Christian Again.

Massimo Giannini