Ho deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Palermo per omissione di atti d’ufficio e interruzione di pubblico servizio

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Si comincia dall’ospedale dei Bianchi di Corleone, che ho visitato ieri, ma non mi fermerò: lo farò per tutti gli ospedali siciliani in cui non è garantito il diritto alla salute.
Quando da sottosegretario alla Salute proposi la deroga per mantenere il punto nascita di Corleone, conoscevo bene il territorio: strade pessime, spostamenti difficili, rischi altissimi per mamme e bambini
. Ma dopo quella scelta, il governo regionale ha scientemente lavorato per farlo morire, negando pediatri e neonatologi, figure indispensabili insieme ad anestesisti e ostetrici per un reparto che funzioni.
Oggi siamo ridotti a una trentina di parti l’anno, urgenze estreme e cesarei programmati con l’unico pediatra ancora operativo.
Se la chiusura del punto nascita dell’ospedale dei Bianchi servisse a garantire la sopravvivenza di quello dell’Ingrassia di Palermo, in cui il primario di neonatologia è Vincenzo Duca, consuocero dell’assessore, lo scandalo assumerebbe proporzioni enormi. I 500 parti annui richiesti per mantenere un reparto vengono infatti raggiunti proprio grazie al centinaio di mamme costrette a spostarsi da Corleone a Palermo. Perché con la nuova rete ospedaliera Corleone viene fortemente ridimensionato?
Perché l’Asp di Palermo, guidata fino a pochi mesi fa dalla stessa Faraoni, non ha mai attivato convenzioni con altri ospedali, come il Civico, per garantire pediatri, come invece è stato fatto altrove? L’obiettivo vero è chiaro: smantellare chirurgia e ginecologia a Corleone e lasciare solo un pronto soccorso simbolico.
E la vergogna più grande è nelle parole dell’assessore, che ebbe il coraggio di dire che “le donne di Corleone ritengono più chic partorire nelle cliniche di Palermo”. Ho incontrato io stesso quelle mamme: si sono sentite offese e umiliate. Non scelgono Palermo per moda, ci sono costrette dall’inerzia e dall’incapacità politica di chi dovrebbe garantire loro un diritto essenziale.
Parliamo di un bacino di 60 mila abitanti, di un territorio che oggi non ha più un punto nascita, con la cardiologia che sopravvive grazie a medici pensionati. Questa è la fotografia della sanità di Corleone, ed è la responsabilità politica e morale di Daniela Faraoni e del governo Schifani.