Quarant’anni e oltre. Storie e prospettive di un archivio audiovisivo

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A cura di Letizia Cortini, Luca Ricciardi, Paola Scarnati

Edizioni Effigi, Grosseto, 2025, collana Annali AAMOD n. 25, ISBN 979-12-5739-020-4

pp 362, €20,00

Al crocevia tra passato e futuro, i nuovi annali dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico affrontano i nodi della memoria audiovisiva nell’era digitale

L’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico ETS (AAMOD) (www.aamod.it), punto di riferimento unico in Italia per la raccolta, conservazione e valorizzazione della memoria audiovisiva legata al lavoro, ai movimenti sociali e alla storia democratica del Paese, celebra quest’anno quarant’anni di attività. Per l’occasione, esce in libreria il venticinquesimo volume della collana Annali AAMOD, Quarant’anni e oltre. Storie e prospettive di un archivio audiovisivo (Effegi Edizioni), a cura di Letizia Cortini, Luca Ricciardi e Paola Scarnati: un’opera che racconta l’evoluzione di un patrimonio vivo e in costante dialogo con il presente.

Come ricorda l’attuale presidente Vincenzo Vita nella prefazione, l’AAMOD nacque grazie alla “capacità visionaria di Cesare Zavattini, fondatore (insieme a Paola Scarnati, Ansano Giannarelli, Citto Maselli, Ettore Scola, tra gli altri) che aveva assegnato all’AAMOD non un ruolo di mera raccolta di materiali, bensì la funzione moderna e prefigurante di luogo di riavvolgimento dei nastri della storia: affinché la memoria divenisse la base decisiva per leggere e decodificare la realtà, nonché per intravedere le tracce del futuro”.

Fedele al mandato zavattiniano, l’Archivio nei primi 4 decenni di vita ha attraversato contesti politici, culturali, tecnologici in continua trasformazione, tentando sempre di aggiornarsi, pur tra difficoltà, conflitti e mancanza di risorse necessarie per la salvaguardia dei patrimoni audiovisivi. Un istituto con il talento, a volte, di sapersi reinventare, per continuare a decodificare il presente e a svolgere la sua funzione nella società contemporanea.

Ne dà prova anche in questo Annale, il venticinquesimo edito dalla Fondazione, che dedica la sua attenzione non tanto a una didascalica ricostruzione della propria storia, quanto a quei tratti che oggi emergono come ancora fortemente attuali e capaci di dialogare col presente e con le sfide cui un archivio audiovisivo non può più sottrarsi.

Per queste ragioni il volume è diviso in tre sezioni: Storie, Prospettive, Percorsi.

In Storie Paola Scarnati, in conversazione con Antonio Medici, rivela l’Archivio prima dell’Archivio, raccontando con passione l’humus politico-culturale che, già anni prima della sua nascita, prefigurava la necessità della creazione di un soggetto dedito alla raccolta, conservazione, diffusione e produzione della memoria audiovisiva del movimento operaio e ripercorrendo le complesse tappe della sua costituzione.

Segue l’intervento di Letizia Cortini, che con circospezione analizza i tanti fronti di riflessione, elaborazione e rivendicazione che hanno fatto dell’Archivio un soggetto inedito e centrale nella definizione teorica, pratica e politica di cosa sia un “archivio audiovisivo” militante.

Silvia Savorelli tratteggia – con ampio uso di fonti pubbliche e private – un’affettuosa e personale antologia di scritti di Ansano Giannarelli, ex presidente della Fondazione, ma soprattutto figura che ha dato il più ampio contributo, sul piano dell’elaborazione e delle prassi, alla storia dell’Archivio e alle sue politiche culturali, a cominciare dalla promozione del cinema documentario. Nonché amico e “maestro” di tanti, dentro e fuori l’Archivio.

Il rapporto costitutivo tra l’Archivio e il mondo del lavoro, le sue trasformazioni e le lotte per cambiarne le condizioni è tratteggiato con dovizia di particolari nell’intervento di Alexander Höbel, in uno scritto che assume anche il carattere di una filmografia completa sul tema.

Chiude questa prima parte lo scritto di Filippo Maria Gori, cineasta, documentarista, recentemente impegnato nella documentazione della lotta della GKN di e del movimento Insorgiamo, dalla quale con l’Archivio ha tratto anche il film E tu come stai?. Il suo intervento più che mai attuale, sul come e sul cosa documentare oggi, si nutre delle riflessioni maturate in seno all’Archivio negli anni passati.

La sezione Prospettive si apre con l’intervento di Luca Ricciardi, che individua nel riuso creativo e nelle diverse attività e pratiche di disarchiviazione messe in atto dalla Fondazione negli ultimi dieci anni l’idea-chiave di un nuovo modello di Archivio, aggiornato, contemporaneo, digitale, ma legato da un lungo filo rosso alle istanze più lungimiranti che stanno all’origine della sua costituzione.

L’esperienza di questi ultimi dieci anni maturata attraverso l’organizzazione di workshop e residenze per giovani artisti alle prese con lo sviluppo e la produzione di film di riuso creativo ci permette delle letture interne che tentano di rintracciare i diversi approcci e le tendenze, in particolare nelle nuove generazioni di cineasti.

In questo senso gli interventi di Monica Repetto, che si sofferma sul fenomeno dell’auto-fiction in alcuni lavori realizzati nell’ambito delle diverse edizioni del Premio Zavattini, e di Gabriele Ragonesi, in dialogo con alcuni giovani cineasti passati per il Premio Zavattini e per la residenza artistica Suoni e Visioni.

Questa stesse esperienze ci pongono tuttavia quesiti importanti e delicati, che riguardano la sfera legale del diritto d’autore e del diritto di immagine, ma che si estendono anche a complesse e sfaccettate questioni di carattere etico e al rischio di fenomeni più o meno consapevoli di appropriazione culturale. Li affrontano nei loro rispettivi interventi Marco Bertozzi e Fiona Macmillan, portando esempi concreti e riflessioni più che mai necessarie.

Il deciso ingresso dell’Archivio nel mondo del digitale, che abbraccia tutta la filiera delle sue attività, dalla conservazione alla diffusione, dalla produzione alla promozione, non può essere vissuto come un fenomeno indotto dall’evoluzione tecnologica e acquisito passivamente.

L’ampio sforzo compiuto negli ultimi anni per dotarsi delle strutture tecniche e delle competenze necessarie alla messa in sicurezza del patrimonio su supporti digitali, comporta numerose questioni, a cominciare dalla più immediate: qual è l’originale, quale la copia, quale il bene di interesse storico e cosa succede ontologicamente all’originario supporto analogico nella sua traslazione a codice binario? Rossella Catanese e Valentina Valente provano a dare risposte a questi ed altri interrogativi.

A Vittorio Iervese invece il compito di introdurre una grande questione tutta ancora da affrontare: come si pone l’Archivio – e gli archivi – di fronte all’accumulo di immagini cosiddette born-digital, che pervadono le nostre attività quotidiane, estremamente disperse tra smartphone, social network, piattaforme, che in qualche modo sono la documentazione di questo presente e che andrebbero selezionate, organizzate, conservate, catalogate e rese accessibili?

C’è poi un convitato di pietra, l’intelligenza artificiale generativa, inevitabilmente connessa per sua stessa essenza agli archivi e al loro riuso. Teresa Numerico offre un punto di vista lucido e consapevole su quella che sembra essere l’innovazione pronta a travolgere ogni esperienza umana e sul suo rapporto (di potere) con gli archivi audiovisivi.

La terza sezione, Percorsi, dà infine atto delle principali attività permanenti che la Fondazione ha intrapreso negli ultimi anni, proponendo delle schede ragionate su ciascuna di esse, che configurano, nell’insieme, il ruolo articolato che l’Archivio sta provando a svolgere nella cultura contemporanea.

“Un testo – scrive ancora Vita – che si presenta a mo’ di ipertesto, essendo ogni capitolo un potenziale titolo di specifici e maggiormente articolati approfondimenti (…). Archiviare diviene verbo e parola di una stagione ricca di incognite, ma alimentata da necessità ed esigenze straordinarie (…). Una forma di resistenza, etica innanzitutto. Senza memoria niente ha senso”.