L’Italia del 2025 è un Paese stanco, fragile, attraversato da una povertà che non sempre si vede ma si sente ovunque. È nelle file sempre più lunghe davanti ai centri Caritas, nelle case fredde di chi non può più permettersi di accendere il riscaldamento, negli ambulatori vuoti dove si rinuncia a curarsi. È una povertà che non è solo mancanza di denaro, ma perdita quotidiana di diritti fondamentali: casa, salute, istruzione, lavoro.
Il Rapporto Caritas Italiana 2025 restituisce l’immagine di un’Italia divisa e ferita. Oltre 6 milioni di persone vivono in povertà assoluta — il 10,7% della popolazione, e più di 2,1 milioni di famiglie non riescono a garantire un livello di vita dignitoso. Aumentano i “nuovi poveri”: uomini e donne che fino a poco tempo fa avevano un reddito stabile, una casa, un progetto, e che oggi si ritrovano per la prima volta a chiedere aiuto.
Le famiglie tagliano la spesa alimentare, una su tre riduce gli acquisti preferendo offerte e discount per riempire il carrello
Il divario tra Nord e Sud resta profondo, quasi incolmabile. Mentre alcune regioni settentrionali mostrano segnali di tenuta, il Mezzogiorno sprofonda. Calabria, Sicilia e Campania sono in testa alle classifiche della povertà assoluta, che in alcune aree supera il 15%, con punte drammatiche nelle zone interne e nei piccoli comuni.
In Calabria, la situazione è tra le più gravi d’Italia.
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Oltre una famiglia su cinque vive in condizione di grave deprivazione economica, mentre la povertà minorile tocca il 32%, il dato più alto del Paese. Più del 40% dei giovani sotto i 35 anni vive ancora con i genitori, spesso senza un lavoro stabile, e l’assistenza Caritas è cresciuta del 18% in un solo anno: 1. 300 centri di ascolto attivi e quasi 60 mila persone aiutate.
Dietro i numeri ci sono volti, storie, rinunce. In Calabria aumenta chi chiede aiuto per pagare affitti, bollette, perfino il cibo quotidiano. Giovani laureati costretti a partire, famiglie che sopravvivono con lavoretti saltuari, anziani che scelgono tra medicine e spesa. Chi resta, spesso, vive in territori abbandonati, dove l’unica cosa che cresce è la disuguaglianza.



