La cannabis light vince ancora: tre tribunali smontano il decreto sicurezza

0
7

Nel giro di quarantotto ore tre tribunali italiani – Palermo, Belluno e Torino – hanno dato torto al governo Meloni sulla canapa industriale. Le pronunce, tutte depositate tra il 12 e il 14 ottobre, smentiscono l’impianto del decreto sicurezza che aveva equiparato la cannabis light agli stupefacenti, imponendo una stretta che da mesi paralizza il settore agricolo e commerciale. I giudici hanno ribadito un principio elementare: senza analisi di laboratorio che certifichino la presenza di Thc oltre i limiti di legge, non esiste alcun reato.

A Belluno, la procura ha disposto la scarcerazione immediata di un coltivatore arrestato il 10 ottobre, precisando che «non risultano indici univoci di spaccio» e che il solo peso del materiale non può fondare accuse di traffico. Il decreto di liberazione, emesso ex art. 121 disp. att. c.p.p., chiarisce che fino all’esito di accertamenti tecnico-analitici «non è possibile stabilire la gravità in concreto della condotta». Analoga la posizione del tribunale di Palermo, che ha annullato il sequestro di infiorescenze in un’azienda agricola: il giudice ha escluso l’esistenza di prove sull’efficacia drogante e ha ricordato che la conformità botanica non basta per configurare un illecito. A Torino, infine, il pubblico ministero ha chiesto e ottenuto l’archiviazione di un procedimento per vendita di canapa light perché «il fatto non sussiste»: i test avevano rilevato la presenza di Thc, ma senza indicarne la percentuale.