Tutti i governi mentono. Per saperlo non c’è bisogno di scomodare Hannah Arendt, che lo teorizzava già nel 1967: “Le menzogne sono sempre state necessari e legittimi strumenti non solo del politico o del demagogo, ma anche dello statista”
Ma con Giorgia Meloni al potere abbiamo toccato vette sublimi. Un’attitudine così sfacciata a manomettere la realtà dei fatti e a fabbricare verità alternative non si era vista dai tempi del Cavaliere, appena riesumato dalle destre illiberali per festeggiare una vendetta contro le Procure spacciata per “riforma della giustizia”.
Se non puoi convincerli, confondili: la Sorella d’Italia ha elevato a sistema il vecchio motto di Truman.
Qualunque impostura è utile, pur di nascondere l’evidenza di un Paese stabile ma immobile, che fa ammuina e nel frattempo declina.
Quattro giorni fa, con un messaggio all’Assemblea annuale di Federmanager, la premier ha detto: “I principali indicatori restituiscono oggi la fotografia di un’Italia solida, che è tornata a correre e che è in grado di affrontare le difficoltà meglio delle altre nazioni europee”.
Ci vogliono cinismo e impudenza, per sparare tante falsità in una sola frase. Nelle stesse ore, l’Istat comunicava i nuovi dati sulla congiuntura. È il caso di ricordarglieli, senza rancore né autocompiacimento.
A parte la produzione industriale in calo ormai da 26 mesi, ad agosto è sceso anche il fatturato dell’industria: meno 0,7% in valore, meno 2% in volume. Dopo un crollo dello 0,1% nel secondo trimestre, nel terzo il pil tricolore è rimasto inchiodato a quota zero, contro un aumento medio dello 0,2% nell’Eurozona.
Peggio del Belpaese fanno solo Irlanda, Finlandia e Lituania, molto meglio la Spagna col più 0,6 e la Francia col più 0,4%. Se poi guardiamo al tasso “tendenziale” – cioè il raffronto tra il terzo trimestre del 2025 e quello del 2024 – il divario si allarga: l’Italia è cresciuta solo dello 0,4%, contro l’1,5% della media Ue dell’1,5, lo 0,9 della Francia e il 2,9 della Spagna.
L’Istituto di statistica non è certo sospettabile di “infedeltà” (al contrario della povera Ragioniera generale dello Stato, colpevole solo di fare il suo dovere).
Nonostante questo, formula una conclusione impietosa: al contrario del resto d’Europa, qui l’industria arretra, i servizi languono e i consumi diminuiscono. Questi sono i “principali indicatori”: quelli veri, non quelli inventati da Palazzo Chigi.
E allora, signora presidente del Consiglio, dov’è “l’Italia solida che è tornata a correre”? Da quale azzeccagarbugli ha attinto i numeri che “ci consentono di affrontare le difficoltà meglio delle altre nazioni europee”?
Massimo Giannini


