La Notte Magica e Controversa dei Pink Floyd a Venezia

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Era il 15 luglio 1989, e Venezia, la città sull’acqua, si preparava a celebrare la tradizionale Festa del Redentore

Ma quell’anno, l’aria era elettrica per qualcosa di molto più grande, qualcosa che avrebbe diviso la città e fatto la storia del rock: l’arrivo dei leggendari Pink Floyd.

Il Palco Sull’Acqua

Immagina lo scenario: nel cuore del Bacino di San Marco, proprio di fronte al Palazzo Ducale, galleggiava una mastodontica zattera. Non una semplice barca, ma un palco galleggiante alto 24 metri, progettato per sostenere l’epica messa in scena della band. Era un’impresa ingegneristica audace, una sfida alle leggi della logistica e della Soprintendenza.
Quando calò la sera, la band, composta da David Gilmour, Nick Mason e Richard Wright, salì su quel palcoscenico unico.

Il concerto era un evento atteso in tutto il mondo, trasmesso in mondovisione con un pubblico stimato di circa 100 milioni di telespettatori.

L’Onda Umana

Ma a Venezia, la vera scenografia era la folla. Contro ogni previsione e accordo (che limitavano le presenze), oltre 200.000 persone — il doppio di quelle previste — si riversarono nella Laguna. Fan da ogni dove riempirono ogni calle, ogni campo e piazza, trasformando Piazza San Marco in un’unica, immensa platea a cielo aperto. Era una marea umana che ondeggiava a ritmo di brani iconici come “Shine On You Crazy Diamond”, “Money” e “Comfortably Numb”.

La musica, potente e avvolgente, sembrava fondersi con il suono del vento e il luccichio dell’acqua. Per chi era lì, fu un’esperienza trascendentale, un’armonia perfetta tra l’arte millenaria di Venezia e il rock progressivo più sofisticato del mondo.

Il Risveglio Amaro

La magia durò due ore. Lo show si concluse con un fragoroso spettacolo pirotecnico (i fuochi d’artificio tradizionali del Redentore), ma con un’intensità sonora che superò i limiti di decibel concessi.

Il mattino dopo, però, l’incantesimo si ruppe, lasciando il posto a una dura, sporca realtà. La città, incapace di gestire un tale afflusso, si risvegliò coperta di tonnellate di rifiuti. Calli e campielli, privati dei servizi igienici, erano diventati latrine a cielo aperto. La grandezza dell’evento fu oscurata dal disastro ambientale e igienico.

Le Conseguenze Politiche

Le polemiche furono immediate, aspre e roventi, a tal punto da raggiungere il Parlamento. L’indignazione per lo scempio e la cattiva gestione dell’ordine pubblico e igienico fu tale che, una settimana dopo, la Giunta comunale in carica fu costretta a rassegnare le dimissioni.

Nonostante l’evento avesse portato Venezia sotto i riflettori del mondo con un’immagine di città capace di ospitare eventi globali, il prezzo pagato in termini di rispetto e salvaguardia del suo patrimonio fu ritenuto troppo alto.

Così, il concerto dei Pink Floyd a Venezia è rimasto nella storia non solo come uno degli spettacoli rock più grandiosi e suggestivi di sempre, ma anche come un memorabile monito sulla fragilità della città lagunare di fronte ai mega-eventi, un’eco che risuona ancora oggi tra trionfo e dannazione.