In Italia, la povertà non è solo una condizione sociale, ma un marchio che ti condanna a vita
È un numero sulla carta, un dato che incide come una sentenza, definendo chi può accedere a un prestito, a una casa, a un futuro.
La vera domanda, però, è: fino a che punto la povertà è una colpa, e fino a che punto è un destino tracciato dal sistema stesso? Le agenzie come CRIF, Experian e Cerved, che detengono il potere di stabilire il valore di ogni cittadino italiano, non fanno altro che aggiungere umiliazione a un’esistenza già segnata.
Questi colossi, che alimentano il sistema del credito, non hanno scrupoli. Per loro, sei solo un numero che può essere abbattuto o innalzato in base alla tua capacità di ripagare debiti, al tuo punteggio di credito, che, ironia della sorte, non tiene conto della tua dignità, del tuo passato, delle tue difficoltà. Se sei povero, il sistema ti segna, ti affossa, ti preclude ogni possibilità di riscatto.
Sei inaffidabile, perché una volta, in un momento di difficoltà, hai saltato una rata, o perché hai fatto una scelta di vita che ti ha portato a vivere con poco. Eppure, questi stessi sistemi, che professano di misurare l’affidabilità, sono a dir poco ciechi e ingiusti.
Non capiscono che, in un paese come l’Italia, dove i giovani sono costretti a emigrare per trovare lavoro e le famiglie non riescono ad arrivare a fine mese, la povertà non è un peccato da punire, ma una condizione sistemica da affrontare.
Questi dati, questi numeri, non sono solo freddi algoritmi. Sono sentenze, condanne che tolgono ogni speranza, che distruggono ogni possibilità di riscatto. Una persona in difficoltà economica non è solo a rischio, è un cittadino di serie B, che paga il prezzo della disuguaglianza.
L’assenza di un vero sistema di welfare, di supporto per chi è in difficoltà, rende il gioco ancora più spietato.
Se fallisci, se non riesci a rientrare nei parametri stabiliti da questi “giudici invisibili”, la tua vita finanziaria è distrutta. E quando è distrutta la vita finanziaria, è distrutta anche la tua possibilità di risalire. Non parliamo solo di numeri, parliamo di persone che vengono marchiate, etichettate e, senza appello, condannate a un’esistenza di invisibilità e impotenza. L’Italia, con il suo sistema di credito, non è un paese che offre pari opportunità.
È un paese che crea barriere invisibili, ma potentissime, che segnano la vita delle persone per sempre. La povertà non è solo un fenomeno economico, è un’etichetta sociale, un’arma che il sistema usa per distinguere tra chi ha e chi non ha.
Ma ciò che il sistema sembra non comprendere è che le persone non sono numeri, non sono algoritmi. Sono esseri umani, con sogni, con storie, con speranze.
E la povertà non è la fine del mondo, è solo l’inizio di una battaglia per la sopravvivenza in un mondo che ha deciso di lasciare indietro chi è già in difficoltà e sono Experian Crif Cerved ecc ecc.



