La destra, alla vigilia del voto, ripropone l’ennesimo condono edilizio

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Lo infila nella manovra di bilancio come già provò a fare nel 2003. Allora, con Bassolino presidente, la Campania disse no. Anche oggi diciamo no
Perché il condono sarebbe un disastro sociale e ambientale. In Campania non sanerebbe nulla. Legalizzerebbe l’illegalità, premierebbe chi ha costruito fuori dalle regole e metterebbe a rischio la sicurezza dei cittadini. È un disastro sociale e ambientale.
Ci sono oltre 650mila domande di condono inevase dal 1985 al 2019. Ogni anno in Italia si costruiscono circa 20mila edifici abusivi. Molti di questi sorgono in aree a rischio sismico, idrogeologico o vulcanico. Condonare vuol dire dire ai cittadini che va tutto bene anche quando non è vero.
È un inganno pericoloso. È un’amnistia per l’illegalità e un incentivo a ricominciare. È già successo. Dopo ogni condono nazionale, l’abusivismo è aumentato.
Lo Stato ci perde: incassa da chi ha costruito illegalmente, ma spende il doppio in urbanizzazioni. E il patto civile si spezza. Chi ha rispettato la legge viene trattato da fesso. Chi l’ha violata, premiato.
Il condono è una vecchia scorciatoia elettorale. Come sempre, rispunta nei momenti di campagna. Anche ora: il governo più antimeridionalista della storia repubblicana lo ripropone nella regione a più alto rischio sismico e idrogeologico del Paese. Dopo Ischia, dopo anni di devastazione del territorio. È follia pura.
Non buttiamo tutto giù, ma investiamo nella rigenerazione urbana, nell’edilizia pubblica e residenziale. Basta strizzare l’occhio all’abusivismo: guardiamo ai cittadini, ai loro bisogni reali. Serve un piano casa vero, non una sanatoria che autorizza nuovi scempi.
La Campania ha bisogno di prevenzione, di manutenzione, di giustizia urbanistica. Non di altri condoni.
Noi ci siamo. Perché ci crediamo. Perché crediamo che la legge debba valere per tutti. Perché vogliamo fermare questo scempio.