La Juventus non ha ancora chiuso i conti con Thiago Motta. Non tecnici, ma economici

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E questo è già un segnale. Il tecnico, sollevato dall’incarico in primavera, continua infatti a pesare sul bilancio bianconero per parecchi milioni (circa 15 per i prossimi due anni compreso lo staff considerando l’ingaggio lordo). Una cifra importante per un allenatore che oggi non guida nessuna squadra.
Motta ha deciso di fermarsi, come si dice in gergo: prendersi un anno sabbatico. Ma il calcio non aspetta e non perdona, e quando uno si ferma troppo a lungo rischia di scivolare fuori dal giro. È un rischio che in molti non comprendono; lui, invece, ragiona al contrario, ha il timore di sbagliare di nuovo panchina e di bruciarsi definitivamente. Ma con la paura non si costruiscono le carriere.
Lo Spartak Mosca gli ha bussato alla porta più volte. Proposta concreta, panchina libera, condizioni da valutare. Ma l’italo-brasiliano ha risposto ancora una volta di no. Non se la sente, non vuole rimettersi in gioco adesso. E quando un allenatore esita, nel calcio, è quasi sempre perché teme di bruciarsi.
Eppure il suo nome circola eccome. È stato accostato all’Atalanta per il dopo Juric, finito guarda caso proprio nei radar dello Spartak. Nei mesi scorsi aveva rifiutato le offerte di Bayer Leverkusen, Monaco e Real Sociedad.
Segno che considerazione e stima non gli mancano. A confermarlo arriva anche Leonardo, uno che a Parigi ha visto passare allenatori, dirigenti e campioni: per lui Motta sarebbe un’idea “geniale” per il PSG. Parole importanti, che però restano parole.
La verità, oggi, è che Thiago Motta cammina su un filo: teme il passo falso, misura ogni mossa, aspetta il momento giusto. Ma nel calcio il momento giusto non arriva mai da solo: bisogna andarselo a prendere. E prima o poi, questo silenzio dovrà finire. Perché le panchine vuote non aspettano nessuno. Nemmeno lui.