“La vittoria in Campania è un fatto molto positivo, festeggiamo per una sera, ma non illudiamoci.
Le difficoltà nella costruzione di un’alleanza di centrosinistra a livello nazionale restano tutte”. Con Marco Revelli, politologo, analizziamo i risultati delle ultime tre regioni al voto, partendo proprio dal largo successo di Roberto Fico.
Professor Revelli, si aspettava una percentuale così alta per l’ex presidente della Camera?
Mi aspettavo una vittoria, ma non in questi termini. Siamo di fronte a un vero “miracolo napoletano”, anche grazie a una certa creatività tutta partenopea che ha visto mettere insieme l’estrema sinistra, i 5 Stelle, Mastella, Renzi e altri. Un mosaico piuttosto variegato. Come pure in Toscana con Eugenio Giani, si è pensato soprattutto a vincere.
Non crede in questo approccio?
Può funzionare in elezioni locali. Più difficile replicare la formula a livello nazionale, dove insistono questioni più complesse come le ricette economiche per il Paese, ma soprattutto i temi di politica estera e di corsa agli armamenti, che pesano come una spada di Damocle sulla testa di Pd e 5 Stelle. Se si vuole sconfiggere questa destra, però, il tentativo va fatto. Anche perché la destra proprio in Campania ha dato il peggio di sé.
In che modo?
Credevano davvero nella rimonta e hanno tentato il tutto per tutto giocando anche le carte più sporche, come la polemica sul gozzo di Fico, la proposta sui condoni, insultante per gli elettori campani, e poi quell’ignobile balletto sul palco. Hanno dimostrato tutta la loro volgarità e un basso profilo etico e morale. Vista la sua notevole esposizione, per Meloni si è trattato di una netta sconfitta, considerando pure che Cirielli è un candidato fortemente voluto da lei, un viceministro e un suo fedelissimo.
In Campania i 5 Stelle hanno ottenuto un buon risultato. Nonostante abbiano dovuto ingoiare il “rospo” De Luca.
Qui ogni partito ha recitato bene la sua parte, senza sbavature, e i 5Stelle si confermano una presenza stabile in tutta la Campania, segno che qui hanno un radicamento profondo. Ma non sottovalutiamo l’astensione: il fatto che abbia votato solo il 44% significa che è andata a votare l’ossatura dei partiti, manca però la polpa. I pentastellati hanno consolidato i loro, senza risultare attrattivi per gli astenuti, vecchi e nuovi. Andare a braccetto con i De Luca o i Giani di turno fa perdere il voto d’opinione.
In Campania da notare il buon risultato dei renziani con Casa riformista oltre il 6%.
Io però non credo alla nascita di una forza centrista a livello nazionale, perché Renzi e Calenda in un’alleanza portano solo confusione. Quello spazio moderato, chiamiamolo di centro, dovrebbe essere coperto dal Partito democratico.
Dopo i successi nelle Marche e in Calabria, per Meloni è una battuta d’arresto.
Il dato più rilevante delle tre Regioni al voto è proprio la sconfitta di Meloni. Il suo partito è ancora alto nei sondaggi, ma alla prova del voto per lei è stata una doccia gelata, una sconfitta anche personale. In Veneto ha tentato il sorpasso ed è finita in testacoda, in Campania FdI viene superato dal M5S insieme alla lista Fico e pure in Puglia arretra.
La sconfitta di Meloni è una buona notizia, ma anche qui non facciamoci troppe illusioni.


