Ci sono interi trattati in cui viene riportata la stretta relazione tra astensionismo e prevalenza di una minoranza che fa parte di una classe elitaria che si ritrova insperatamente a decidere per tutti conservando la piena libertà di scegliere quanto conviene solo a se stessa lasciando indietro la maggioranza che vive di fatica e difficoltà.
L’astensionismo è una risorsa per i partiti che possono controllare meglio il bacino elettorale attivo senza timori di scossoni, garantendo così la vittoria a tutti. Infatti, all’indomani della fine della tornata delle regionali, si registra un pareggio rassicurante per tutte le forze politiche. È tutto in equilibrio, al di là delle chiacchiere e delle esagerazioni sui giornali.
L’astensionismo è una risorsa anche perché è composto da un elettorato che appare silenzioso ma è molto attento. Non è vero che si tratta di persone disinteressate alla cosa pubblica. Non andare a votare è, per oltre la metà degli elettori, una manifestazione di disapprovazione.
Gli astensionisti parlano alla politica che, però, strumentalmente se ne infischia in quanto, se volesse riconquistarli, dovrebbe accettare le critiche e agire di conseguenza. Ma non conviene.
È più conveniente, per esempio, nel gioco elettorale che vede solo un piccolo bacino attivo, accaparrarsi i voti degli impresentabili che altrimenti andrebbero all’altro schieramento.
Si aggiunga una spolveratina di condannati, di personaggi inopportuni, di incoerenza e di retorica. E, dal momento che potrebbe essere ancora insufficiente, si prova ad apparire guerrieri impavidi contro il vecchio e presentarsi come nuovi di zecca pronti a dare sollievo alle pene dei cittadini.
In realtà, sono sempre gli stessi e appare curioso quanto nauseante assistere ai comizi di coloro che fanno l’elenco delle cose che non vanno omettendo di esserne gli artefici. Chissà com’è ma in campagna elettorale si accende a tutti una lampadina che indica una strada diversa da quella già percorsa.
Alla fine della fiera, perché mai un cittadino avrebbe dovuto votare per un partito che accusa il governo per le troppe spese in armi e candida i parlamentari europei che il riarmo in Europa lo hanno votato? E perché avrebbe dovuto votare per i partiti di governo che tagliano fondi al sud e costruiscono un ponte per eventuali evacuazioni?
Perché avrebbe dovuto votare gli stessi che hanno ingannato sui numeri delle liste d’attesa in sanità e che le hanno allungate negli ultimi dieci anni? Perché avrebbe dovuto votare per quelli che vogliono accorciarle quelle liste ma facendo pagare di tasca propria il cittadino?
Insomma, ci sarebbe un fiume di ragioni per spiegare la scelta degli astensionisti ma è urgente, anziché accusarli, cercare soluzioni e pensare di prevedere una sorta di quorum perché, se quel bacino elettorale che ora resta a casa tornasse contendibile, la politica dovrebbe tenerne conto.
La democrazia e l’etica ne trarrebbero giovamento e tutti i cittadini tornerebbero al centro dell’interesse della politica.
Barbara LEZZI



