Settant’anni fa, in un pomeriggio qualunque, a Montgomery, una donna decise di dire basta

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Si chiamava Rosa Parks, tornava dal lavoro ed era stanca davvero, ma non della giornata appena trascorsa: era stanca di una vita intera passata sotto un sistema che ti diceva persino dove potevi sederti
Salì su un autobus, si sedette in uno dei posti “comuni”. Poi entrò un uomo bianco e l’autista le intimò di alzarsi. In quel momento accadde qualcosa di semplice e impensabile: lei decise di rimanere seduta.
Da quel “no” scattò una protesta lunga 381 giorni. E nel novembre del 1956 la Corte Suprema degli Stati Uniti cancellò la segregazione sui mezzi pubblici.
Rosa Parks dirà poi: “Pensavano che fossi stanca. In realtà ero stanca di subire”.
Ecco, quando sentiamo ripetere che tanto “è tutto inutile”, che “sono tutti uguali”, che “tanto non cambia niente”, ricordiamoci cosa può generare un singolo gesto di dignità.
Ricordiamoci di lei, di quella donna minuta seduta su un autobus che ebbe il coraggio di dire no.
La lotta paga, sempre.

Marco Furfaro