L’argomento del giorno è il congelamento degli ormai celeberrimi “asset russi”

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Il metodo del prono giornalismo italiano (in quel prono c’è tutto e ci sono quasi tutti), è quello di dare le notizie senza spiegare cosa c’è dietro
In questo modo si dà la parte della notizia che più conviene, non si producono obiezioni, si può dire tutto e il suo contrario. Nessuno ha spiegato cosa diavolo siano questi “asset russi”.
Oggi Mentana ha detto, ripeto testualmente, “dentro c’è un po’ di tutto”, ergo spiegando senza spiegare un bel niente.
Molti teleutenti e lettori dei giornalini italiani, pensano che siano soldi degli oligarchi e, in parte, è quello che, velatamente, la disinformazione ha voluto che la gente capisse e credesse. Invece no. La quasi totalità degli “asset russi” sono asset sovrani. Sono investimenti effettuati all’estero dallo stato russo, dalle aziende di stato russe, dalle banche russe.
Molti sono titoli del debito sovrano di altri paesi, forse anche del nostro. È esattamente quello che succede e quello che fanno i fondi sovrani di tutto il mondo.
Faccio un esempio: il fondo sovrano dell’Arabia Saudita, il famosissimo PIF (Public Investment Fund), acquista titoli, obbligazioni, valuta estera, oro, partecipazioni azionarie, in ogni angolo della terra. Investe, detto nella maniera più semplice possibile, il denaro dello stato Saudita, quindi del popolo Saudita. Gli “asset russi” sono esattamente la stessa cosa.
Va detta una cosa: i mercati, soprattutto quello finanziario, funzionano e si basano sostanzialmente sulla fiducia. Nessuno investirebbe in un titolo che potrebbe essere “congelato” da chi lo ha emesso.
Peggio ancora se ci fosse il rischio che, per un motivo qualunque, quell’investimento possa essere sequestrato dalla banca che lo ha in pancia, ovvero in deposito. O dai governi dei paesi dove l’investimento è stato effettuato.
Il congelamento è già un problema, l’incameramento di quegli “asset” costituirebbe una vera e propria tragedia. Una epocale tragedia che manderebbe in tilt i mercati di tutto il mondo. Si costituirebbe un pericoloso precedente che spingerebbe a disinvestimenti massivi e vendite massive nell’area europea.
D’altra parte, c’è qualcuno che manterrebbe i suoi risparmi in una banca che sequestra i depositi dei suoi correntisti? Non importa il motivo (e fatto una volta i motivi possono essere di qualunque tipo) non si fa e basta.
A questo si devono le resistenze del Belgio che ha la maggior parte di quegli asset. A questo si deve il deciso niet della BCE.
Da questa follia, che possiamo intestare interamente alla bomberleyen, il cui eccessivo utilizzo di lacca le ha evidentemente immobilizzato anche il cervello, l’Italia con le dimensioni del suo debito, dovrebbe stare lontana.
In quanto alla bomberleyen, un incarico da pettinatrice di foche monache, proprio no?
Giancarlo Selmi