Durante il periodo natalizio, la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, il MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica saranno aperti al pubblico con orari speciali, offrendo a cittadini e turisti l’opportunità di visitare le mostre in corso anche nei giorni festivi:
mercoledì 24 dicembre: 10:00-14:00
giovedì 25 dicembre: CHIUSI
venerdì 26, lunedì 29 e martedì 30 dicembre: 10:00-18:00
mercoledì 31 dicembre: 10:00-14:00
giovedì 1 gennaio: 14:00-18:00
lunedì 5 e martedì 6 gennaio: 10:00-18:00
Notti
Cinque secoli di stelle, sogni, pleniluni
a cura di Fabio Cafagna ed Elena Volpato
In occasione della “Terza Risonanza”, la GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino presenta la mostra “Notti. Cinque secoli di stelle, sogni, pleniluni” a cura di Fabio Cafagna ed Elena Volpato, che raccoglie circa cento opere provenienti da prestigiose istituzioni europee e dalle collezioni della GAM. Il percorso esplora la notte come spazio di sperimentazione tecnica, riflessione scientifica e introspezione poetica dall’inizio del XVII secolo fino alla contemporaneità.
Ordinata tematicamente, in una sequenza tesa a rispettare nel suo percorso principale il susseguirsi cronologico delle diverse stagioni culturali, la mostra invita a una riflessione sul fascino del notturno come luogo dell’ambiguità, del mistero e della scoperta, in un dialogo costante tra razionalità e sentimento, scienza e visionarietà.
Dalle ricerche seicentesche di Galileo e Maria Clara Eimmart in dialogo con opere di Johann Carl Loth, Giuseppe Antonio Petrini e Antonio Canova, fino alle visioni cosmiche contemporanee di Vija Celmins e Thomas Ruff.
Linda Fregni Nagler
Anger Pleasure Fear
a cura di Cecilia Canziani
La GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino ospita la prima mostra antologica in un’istituzione italiana dedicata a Linda Fregni Nagler, a cura di Cecilia Canziani. L’artista utilizza la fotografia come mezzo di riflessione sulla visione, sulla memoria e sulla materialità dell’immagine, intrecciando collezionismo, ricerca e narrazione. Nell’isolare e conservare frammenti del visibile, le immagini fotografiche raccontano la storia dello sguardo: testimoniano non solo ciò che mostrano, ma anche i diversi modi in cui, nel tempo, abbiamo osservato il mondo.
Nella fotografia, presenza e assenza, visibile e invisibile si inseguono, rendendo ogni immagine un luogo di riflessione, memoria e immaginazione. In mostra opere realizzate in oltre vent’anni di lavoro, tra cui la grande installazione The Hidden Mother (2013) e la serie inedita Vater, dedicata al Mensur, duello rituale delle confraternite studentesche tedesche.
Il percorso include anche Pour commander à l’air, ingrandimenti di fotografie tratte dalla cronaca, la serie Untitled, stampe da disegni ispirati a oggetti di lavoro e architetture, e Smokes, clouds, explosions, tratte dalla sua collezione di lastre per lanterna magica. Presenti anche opere degli esordii, come Non voglio uccidere nessuno.
Elisabetta di Maggio
Frangibile
a cura di Chiara Bertola e Fabio Cafagna
Allestita al primo piano della GAM, la mostra – a cura di Chiara Bertola e Fabio Cafagna – ripercorre la carriera di Elisabetta Di Maggio, presentando lavori storici e nuove produzioni create appositamente per gli spazi del museo. L’intaglio, carattere peculiare della pratica artistica di Di Maggio, è insieme un mezzo per esplorare il materiale, prendendosene cura, e un gesto violento, che lacera e non consente il ben che minimo ripensamento. Le sue opere – pareti di carta velina incisa, saponi scolpiti come mappe urbane, mosaici di cera e vetro, porcellane sottili, elementi vegetali, mandala di francobolli – mettono in crisi il confine tra astrazione e figurazione, tra naturale e artificiale.
L’instabilità percettiva si accompagna a un’immersione sensoriale fatta di odori, suoni e contemplazione.
Il percorso, articolato in sei stanze, esplora temi come le mappature, le trame cosmiche e vegetali, la memoria, la sacralità della natura e le simmetrie ipnotiche, trasmettendo lo stupore profondo dell’artista al cospetto dalla varietà delle forme organiche e artificiali.


