L’allarme sulla neve artificiale per le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 evidenzia ritardi critici e impatti ambientali crescenti, con meno di due mesi dall’evento. Organizzatori e federazioni sportive lanciano appelli urgenti per accelerare i lavori, mentre il cambiamento climatico riduce drasticamente la neve naturale sulle Alpi.
La Federazione Internazionale Sci (FIS) ha espresso forte preoccupazione per i “ritardi inspiegabili” negli impianti di innevamento artificiale, essenziali per siti come Livigno, Mottolino e Carosello. Il presidente FIS Johan Eliasch ha sollecitato Governo italiano e Regioni a intervenire immediatamente, dato che le gare richiedono neve resistente per sicurezza e uniformità.
A dicembre 2025, diversi impianti risultano incompleti, con rischi per le prove e le competizioni olimpiche dal 6 al 22 febbraio.
La pista da bob per le olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, Cortina, 18 gennaio 2025
La pista da bob per le olimpiadi di Milano-Cortina del 2026, Cortina, 18 gennaio 2025
Per produrre oltre 2-2,4 milioni di metri cubi di neve artificiale, servono circa 836-948 mila metri cubi d’acqua, prelevata da fiumi alpini già stressati dal clima. Nuovi bacini di accumulo – 200 mila mc a Mottolino e 120 mila a Carosello – sono stati approvati, ma non bastano pienamente al fabbisogno olimpico. L’Eni fornirà la tecnologia, come a Pechino 2022, ma ciò implica enormi consumi energetici e prelievi da torrenti lombardi, veneti e trentini.
La neve artificiale aggrava il suolo con inquinanti e altera ecosistemi, mentre la copertura nevosa naturale sulle Alpi è calata del 50-71% negli ultimi decenni. Critiche da ambientalisti puntano su greenwashing e sprechi, con alberi abbattuti per piste come quella da bob.
A Cortina e Dolomiti, piogge recenti erodono la neve oltre i 2000 metri, rendendo l’innevamento tecnico inevitabile ma controverso.



