Il 2026 si apre con un clima più stabile rispetto agli anni recenti: l’inflazione è in calo, le banche centrali hanno iniziato a ridurre i tassi e l’economia mondiale cresce, anche se con ritmi moderati. Questo crea un contesto più prevedibile per i risparmiatori, dopo un periodo caratterizzato da forti scossoni.
La crescita globale attesa per il 2026 si aggira intorno al 2,8 per cento. Stati Uniti ed Europa rallentano, ma senza prospettive di recessione: l’economia americana dovrebbe espandersi dell’1,6 per cento, mentre l’area euro rimane intorno all’1 per cento. L’inflazione scende verso il 2 per cento, livello compatibile con tassi d’interesse più bassi. Per chi investe, significa condizioni finanziarie meno rigide e costi del debito più sostenibili per famiglie e imprese.
I mercati azionari entrano nel nuovo anno con valutazioni più equilibrate rispetto al passato. Dopo gli eccessi del 2024, i prezzi delle azioni risultano più in linea con i fondamentali. Le aziende che mostrano utili stabili e poca esposizione alla volatilità dei consumi restano le più ricercate. Tecnologia, sanità, servizi digitali e infrastrutture mantengono prospettive favorevoli, mentre i settori più legati al ciclo economico possono risentire della domanda più debole.
Sul fronte obbligazionario il 2026 potrebbe essere un anno di ritorno alla normalità. I titoli di Stato offrono di nuovo rendimenti reali positivi: il decennale americano viene indicato vicino al 3,7 per cento, il Bund tedesco attorno al 1,8-2 per cento e il BTP intorno al 3,7-3,9 per cento. Lo spread Italia-Germania dovrebbe restare stabile fra 150 e 170 punti base, livello che riflette un rischio Paese gestibile. Anche il credito corporate mostra segnali favorevoli: gli spread rimangono sotto controllo e i tassi di default delle imprese si mantengono bassi, grazie a un contesto economico che non prevede una recessione.
Le materie prime offrono scenari più contrastati. Il petrolio tende a muoversi in un range compreso tra 70 e 80 dollari al barile, mentre i metalli industriali beneficiano degli investimenti in energia, tecnologia e infrastrutture. L’oro continua a essere sostenuto da tassi non elevati e da periodiche tensioni geopolitiche, mantenendosi vicino ai massimi storici.
Sul cambio euro-dollaro non si prevedono movimenti estremi: la fascia 1,05-1,12 resta la più probabile, con politiche monetarie più allineate fra Stati Uniti e Europa.
Per i risparmiatori il 2026 richiede un approccio realistico. Non è un anno da rendimenti facili, ma da costruzione metodica del portafoglio. I titoli obbligazionari tornano a essere una componente importante per chi cerca stabilità, mentre le azioni mantengono un ruolo centrale per chi ha obiettivi di medio-lungo periodo. Fondi multi-asset, strumenti diversificati e soluzioni che puntano sulla qualità delle aziende possono aiutare a gestire meglio le fasi di volatilità.
Il nuovo anno presenta quindi opportunità, ma richiede equilibrio. Meno euforia, più selezione: questa sarà la chiave per affrontare il 2026 con una strategia coerente e sostenibile.
Francesco MEGNA



