Le vacanze di Natale sotto l’albero ci consegnano un paradosso: la destra aumenta le tasse, la sinistra le riduce, o quanto meno non le rincara. Questo è quanto si evince dall’andamento delle decisioni assunte a livello sia nazionale che, più vicino a noi, regionale e municipale
Sul piano statale: il Senato, presieduto dal post missino Ignazio La Russa, ha appena licenziato la legge di stabilità e di bilancio per il 2026, per inciso il provvedimento più importante di politica economica per il Governo in carica e sulla cui base lo stesso ha rischiato di implodere a causa di insanabili divergenze, sopite ma non risolte, sul capitolo pensionistico e previdenziale. La manovra finanziaria, la penultima della legislatura in corso, prevede l’aumento dell’IRAP a carico del settore bancario e assicurativo: esattamente “l’imposta rapina” che il centrodestra di fine anni Novanta avrebbe voluto abolire in quanto introdotta dall’allora Ministro diessino delle finanze Vincenzo Visco. Ma non solo: a meno che non arrivi qualche smentita a quanto scriviamo, dal prossimo anno – e con il pieno assenso della Lega Nord di Giorgetti che tanto parlava di pace fiscale – verrà dichiarato un atto di guerra contro i liberi professionisti, attraverso la disposizione del pignoramento delle fatture elettroniche.

In parallelo a ciò: nello scorso ferragosto, attraverso un blitz smascherato meritoriamente dalle opposizioni di centrosinistra, la Giunta di Alberto Cirio, vicesegretario nazionale di quella Forza Italia che a Roma chiede a gran voce la riduzione dell’IRPEF per i ceti medi, il governo regionale del Piemonte, a trazione Fratelli d’Italia, ha rincarato l’addizionale Irpef con un aumento di tipo lineare di oltre mezzo punto percentuale su redditi annui lordi, addossando le colpe a una Giunta di centrosinistra, quella di Mercedes Bresso, che le responsabilità di governo le ebbe oltre vent’anni fa.

Passando al livello municipale: Fossano, nel contesto della provincia di Cuneo, è il solo municipio, nel novero delle “sette sorelle” cuneesi, amministrato dalla destra, nello specifico a guida leghista. Motivo per cui, in teoria, dovrebbe combattere l’oppressione fiscale. Invece, a dispetto dei dogmi, la Giunta del Sindaco Tallone ha rincarato l’addizionale Irpef, introdotto l’imposta di soggiorno e pianificato una Tari, ex tassa rifiuti, destinata a produrre un maggiore introito annuo di 400.000 euro.
Motivo per cui fa sorridere che, nel territorio del comune di Bra, la mitica città della Zizzola, la destra, da oltre 16 anni all’opposizione, contesti una manovra di bilancio municipale, firmata dal Sindaco “Dem” Gianni Fogliato, che non aumenta l’aliquota addizionale sulle persone fisiche e che mantiene l’imposta immobiliare Imu sulle seconde case al di sotto della media delle aliquote della provincia di Cuneo e della Regione Piemonte, evitando in tal modo effetti di traslazione a danno degli inquilini.
Quando ero un giovane cronista dei Consigli comunali braidesi, ricordo che gli allora capogruppo del centrodestra dicevano: “Noi le tasse locali non le aumentiamo, a quello ci pensa già Romano Prodi”. Oggi, stando a Bra piuttosto che a Saluzzo, verrebbe da dire: “Ad aumentare le tasse ci pensano già Meloni e Cirio”. E forse ciò risponde a verità.
AZ



