GÜNTER NETZER, IL RIVOLUZIONARIO SILENZIOSO DEL CALCIO TEDESCO

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Günter Netzer non è stato solo un grande calciatore degli anni Settanta, ma una presenza elegante e irriducibile dentro un calcio che amava l’ordine più della fantasia
Un destriero dalla lunga criniera bionda e dai giganteschi piedi miracolosi (numero di scarpe: 47).
È da sempre definito come la prima pop star del calcio tedesco, ma l’ex centrocampista di Borussia Mönchengladbach e Real Madrid è stato anche molto più di questo. Uno che non si adattava al sistema, ma lo costringeva a seguirlo. E negli anni Settanta, non era affatto poco.
A Mönchengladbach diventa presto il centro di tutto. Il Borussia di Weisweiler è giovane, feroce, velocissimo, e gioca un calcio che anticipa il futuro. Netzer ne è il cervello: numero 10 vero, capace di amministrare e poi inventare, di lanciare lungo con la stessa naturalezza con cui si prende la responsabilità di una punizione dai trenta metri.
Due Bundesliga consecutive, una Coppa di Germania, il Borussia diventa grande seguendo le sue falcate. Per molti è stato il più straordinario talento del calcio tedesco dopo Beckenbauer, e forse non è neanche un’esagerazione.
Un’opinione che però non trova d’accordo proprio il “Kaiser”, che in passato lo aveva inserito tra i suoi avversari e non gli riserva parole indulgenti: secondo Beckenbauer, Netzer raggiunse l’eccellenza solo per un breve periodo, perché il pallone non era la sua unica priorità e la sua mente era spesso occupata da altri interessi.
Lo stesso Netzer ha poi ammesso che, percependo compensi ben inferiori rispetto a quelli del suo celebre critico, dovette cercare fonti di guadagno alternative.
Durante gli anni al Borussia Mönchengladbach investì in una discoteca molto frequentata e rilevò la gestione del giornale ufficiale dello stadio. Attività che gli consentirono uno stile di vita lussuoso, tra auto sportive e notti mondane, facendolo diventare una figura simbolo della vita brillante della città.
Chi lo ha visto giocare nel suo prime non può dimenticarne la falcata poderosa ed elegante, criniera al vento, e il lancio da sessanta metri preciso al millimetro. Nelle vesti di sontuoso regista Netzer prende per mano la Germania Ovest due anni prima di Monaco ‘74, portandola al meritatissimo successo europeo.
Nel 1973 Günter Netzer approda al Real Madrid (primo tedesco a indossare la camiseta blanca), dove ritrova Paul Breitner e si prepara a sfidare il grande rivale di quegli anni: Johan Cruyff, leggenda olandese e simbolo del Barcellona, che sarebbe poi diventato l’avversario più temuto nella finale del Mondiale 1974.
Al Mondiale 1974 Netzer approda da “emigrante” (condizione all’epoca assai rara) e quindi in qualche modo inviso ai compagni di rappresentativa. Alla vigilia, il ct tedesco Schön deve scegliere tra due fuoriclasse del centrocampo: Overath e Netzer, talenti straordinari ma incompatibili insieme.
Opta per Overath, più equilibrato e continuo, lasciando Netzer in panchina. La decisione si rivela vincente: la Germania conquista il titolo mondiale con Overath protagonista. Netzer accetta la scelta senza polemiche, riconoscendone col tempo la correttezza. Nonostante la forte rivalità in campo, i due sono rimasti amici fuori dal terreno di gioco, che bel simbolo tra una dei più affascinanti dualismi del calcio tedesco.
Netzer una sorta battitore libero in una delle nazioni calcisticamente più metodiche al mondo. Figlio dello spirito europeo degli anni ’70, amava riflettere, filosofeggiare e distinguersi.
Talento intermittente ma geniale, spesso incomprensibile per i commissari tecnici, era una sorta di George Best senza eccessi, lontano dagli scandali: le discoteche non erano un luogo in cui fare festa, ma un’attività da possedere