Cinturato il carcere di Prato per sedare la rivolta

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Sedata la rivolta nel carcere di Prato cinturato da carabinieri e polizia. Al grido di indulto e libertà i rivoltosi hanno dato alle fiamme le celle. Due agenti sono rimasti intossicati.

Sembrava essersi tranquillizzata la situazione all’interno del carcere di Prato e invece il focolaio di rivolta si è riacceso interessando anche altri padiglioni prima rimasti tranquilli.

Dall’interno fanno sapere che non tutti stanno partecipando alla rivolta, ma i carcerati rivoltosi hanno dato fuoco ad alcune celle.

La casa circondariale pratese è stata cinturata da un cordone di carabinieri e altre forze dell’ordine, un elicottero sorvola la struttura e controlla dall’alto che nessuno evada.

Secondo il Tirreno la rivolta è partita dalla terza sezione, dove agli urli “indulto” e “libertà” sono seguiti lanci di oggetti.

Bruciati, non si sa come, anche materassi. Fatti tutti confermati dal prefetto della città Rosalba Scialla.

I vigili del fuoco hanno domato gli incendi e non risultano detenuti feriti, mentre due agenti del penitenziario sono stati intossicati dal fumo.

Non si arrestano quindi le rivolte nelle carceri italiane, da cui si eleva sempre lo stesso grido: indulto, amnistia, libertà. Una vera e propria rivolta coordinata a distanza tra i detenuti delle carceri, ma ferma e netta è arrivata la risposta di Matteo Salvini, nessuno deve uscire dai carceri italiani.