A differenza delle organizzazioni puramente criminali, o del terrorismo, la mafia ha come sua specificità un rapporto privilegiato con le élite dominanti e le istituzioni, che le permettono una presenza stabile nella struttura stessa dello Stato”. (Antonino Caponnetto)
Il 5 settembre 1920 nasceva a Caltanissetta Antonio Caponnetto, il magistrato che guidò il pool antimafia di Palermo ideato da Rocco Chinnici nel 1980. Tre anni più tardi, Chinnici fu assassinato e Caponnetto prese il suo posto, scegliendo tra i suoi collaboratori Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. Il loro lavoro portò all’arresto di oltre 400 esponenti di Cosa nostra.
Quando decise di lasciare quell’incarico, invece di Falcone (che Caponnetto considerava la persona giusta) il Consiglio superiore della magistratura votò per Antonino Meli, che smembrò il pool, rendendolo di fatto inoperativo. Ma il capitolo più triste furono le stragi in cui morirono a distanza di due mesi, Falcone e Borsellino.
Dopo il pensionamento, Caponnetto divenne un instancabile divulgatore della legalità, soprattutto nelle scuole, continuando a testimoniare il sacrificio dei magistrati uccisi dalla mafia.
Oggi alle 17 una cerimonia a Firenze ricorderà i cento anni della sua nascita.

