“La mia rabbia contro le infamie della politica”

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Roberto Saviano, partiamo proprio dal titolo del tuo ultimo libro, Gridalo, un elogio di chi resiste a voce alta. Voglio chiederti proprio questo: in Italia urlano tutti, ma il dissenso chi lo grida?

A voce alta, hai detto bene, ma senza fare ammuina. Urlare per fare ammuina non serve a nulla, ed è quello che invece sistematicamente accade. In Gridalo parlo di chi non sbraita, ma fa, agisce. E l’azione si fa grido, spesso solitario, spesso disperato. Ci sono vicende che crediamo di conoscere e che invece sono entrate o entrano nelle nostre vite come meteore; è su queste vicende che invito a riflettere. Da Ipazia uccisa dai fondamentalisti, allo speaker radiofonico che, con il gossip e con metafore sessuali, infiamma gli animi e spinge alla carneficina… esempio lampante del potere dei media.

Sintetizzo, il grido di chi prova a cambiare le cose.

Esattamente, le grida di chi ha materialmente provato a cambiare il mondo in cui viviamo. Quello che volevo dimostrare è che chi prova a cambiare non fallisce, ci riesce, ma ha la vita distrutta.

L’ammuina è l’opposto del conflitto, quello salutare nelle democrazie. Io quello, il conflitto sano, non lo vedo. Vedi anche tu il prevalere di un elemento di conformismo, il non disturbare il manovratore, nulla che faccia scandalo, dal commissario alla sanità in Calabria al responsabile di Innovapuglia che mostra un amuleto anti-Covid?

Ma lo scandalo c’è ed è evidente… C’è da chiedersi se non ci siamo piuttosto assuefatti allo scandalo. Certo la fase che stiamo vivendo è eccezionale, quindi la tentazione di stigmatizzare ogni critica a chi la sta gestendo è molto forte: c’è qualcuno che addirittura ha tirato fuori l’accusa di disfattismo