A chi le mancette elettorali?… A noi!

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La sovranità alimentare, almeno a parole, prima di tutto. Per il governo Meloni il riconoscimento della cucina italiana dell’Unesco è una priorità. Costi quel che costi. E infatti ha stanziato un milione e mezzo di euro (pubblici) per ottenere l’ambito riconoscimento.

Il conto verrà pagato con 500mila euro, che spettano al ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti, e il restante milione di euro sarà erogato dal ministero dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida.

Le risorse verranno destinate all’Associazione nazionale dei comuni italiani (Anci) per sviluppare «programmi di promozione dei prodotti italiani di qualità, al fine di supportare la candidatura della cucina italiana come patrimonio culturale immateriale­». Faranno festa i comuni che potranno organizzare iniziative di ogni tipo per promuovere la cucina italiana. A spese dello stato. Il governo Meloni deve lucidare la propaganda nella fase finale della decisione Unesco, prevista entro quest’anno.

Le ferie sono arrivate e la chiusura del parlamento porta con sé una lunga scia di mancette d’estate, contenute dal decreto Economia, approvato dalla Camera proprio nell’ultimo giorno di lavoro in aula. Ma non c’è solo la spesa per la cucina tricolore. Ci mancherebbe, Il testo appena approvato dal parlamento ha il sapore di “antipasto” della prossima legge di Bilancio.
Dalla Calabria alla Puglia

Spicca anche il via libera alle assunzioni nelle amministrazioni pubbliche della regione Calabria, amministrata da Roberto Occhiuto, che andrà al voto nelle prossime settimane. Certo, il decreto era stato varato prima delle dimissioni annunciate dal governatore calabrese, ma ora i fondi diventano ancora più preziosi dal punto di vista della propaganda.

Lo stanziamento attinge da un fondo di 5 milioni di euro: inizialmente solo una parte (quella non utilizzata per altri casi) doveva andare alla Calabria. Con la nuova formulazione va tutto alla regione calabrese.

Anche la Puglia, altra regione interessata da una tornata elettorale, beneficia di un milione di euro. Il governo ha sbloccato le risorse per il tecnopolo di Taranto, l’hub della ricerca che solo di recente è stato inaugurato dopo una serie di ritardi. E con un futuro da definire.

Ma non è tutto. Ci sono altri territori che godono dei vantaggi del decreto Economia sono i comuni di Lampedusa e Linosa, che non ottengono ulteriori stanziamenti, bensì il via libera per la sottoscrizione di «contratti a tempo determinato per tre dirigenti cui affidare la responsabilità dei servizi rilevanti per l’attuazione di misure in materia di interventi pubblici».

Nella lista della spesa spiccano i 300mila euro per il recupero della Casa del teatro di Vogogna, comune della provincia di Verbania-Cusio-Ossola.
Terzo Settore tradito

Ci sono poi cose fatte a metà. Sul volontariato e il Terzo settore è stata compiuta un’operazione di maquillage: il governo Meloni ha provveduto all’incremento di 10 milioni di euro del «fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale».

Si tratta di un pannicello caldo. Nel corso del confronto alla Camera, è stato respinto l’emendamento del Pd che avrebbe aumentato il tetto di 525 milioni di euro, previsto attualmente con il 5X1000.

La somma eccedente resta allo stato. Di recente è emerso che non è sufficiente a contenere tutte le scelte dei cittadini. L’approvazione della proposta dem avrebbe sbloccato «oltre 350 milioni di euro per i prossimi anni», ha sottolineato la deputata Silvia Roggiani. Il volontariato può attendere.

Il decreto Economia ha invece permesso al ministero di Lollobrigida un gioco di prestigio: vengono tolti 47 milioni di euro dalle misure per affrontare le emergenze agricole ed elargiti a favore dell’innovazione. Così da sbandierare un nuovo investimento per le imprese capace di sperimentare. E sei presentano emergenze, pazienza. In qualche modo si farà.

Al fianco di questi micro-interventi restano le misure già svelate da Domani.

Sono stati infatti confermati i 120 milioni di euro in tre anni una sorta “Superbonus” a balneari e albergatori, a cui si sono aggiunti (con un emendamento al Senato) pure gli stabilimenti termali: per garantire un alloggio ai lavoratori, le imprese potranno beneficiare di contributi destinati alla riqualificazione.

Sarà la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, a decidere come ripartire le risorse. La deputata di Azione, Giulia Pastorella, avrebbe voluto presentare un emendamento soppressivo. Ma con i tempi ristretti dal voto di fiducia non c’è stato spazio e tempo per affrontare la questione.

Stefano Iannaccone