Aboliamo i ticket sanitari

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Da mesi la segretaria del PD ed il presidente della Campania, Vincenzo De Luca, continuano ad accusare il Governo di voler “uccidere la sanità pubblica”

Un’accusa odiosa che diventa insopportabile dopo aver appreso che per il 2025 il Fondo sanitario nazionale ha raggiunto uno stanziamento record arrivando a 136,5 miliardi di euro (con una spesa pro-capite di 2.317 euro) e dopo aver letto la classifica sui migliori ospedali stilata dal World’s Best Hospitals per il 2025 che ormai da anni è considerato uno degli indicatori più accreditati per analizzare le performance degli ospedali nel mondo.

Una pagella degli ospedali (di cui nessuno ha parlato) da cui è risultata una vera e propria “bocciatura” della Campania (il primo in Campania è risultato l’ospedale Cardarelli a Napoli ed occupa la 100esima posizione a livello nazionale) e ben giustifica la fuga di circa 150mila cittadini campani che ogni anno sono costretti a rivolgersi verso strutture del Nord per trovare risposte adeguate ad una domanda di salute con una spesa di 3miliardi500milioni di euro negli ultimi 10 anni per la Regione.

Una “migrazione sanitaria” che aggrava il divario tra Nord e Sud e ci obbliga a fare qualche riflessione in merito all’organizzazione del sistema sanitario campano. A tal proposito, i giovani berlusconiani colgono l’occasione per sottoporre all’attenzione del Governo una proposta che vuol essere una risposta all’assistenza negata.

Per farla breve, nel ricordare che i tagli lineari al bilancio del ministero della Salute, più il blocco totale del turnover del settore, più il taglio di 27 mila posti letto negli ospedali fu deciso nell’anno 2012 dal governo presieduto dal professore Monti e proseguito nei 9 anni successivi con Enrico Letta, Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, tutti rappresentanti del Partito Democratico, siamo qui per chiedere al Governo di CANCELLARE i ticket sanitari approvati dal Governo guidato dal prof. Romano Prodi con la Finanziaria 2007 e che obbligano i cittadini che con urgenza sono costretti a recarsi al pronto soccorso dell’ospedale e/o alle cure di un medico specialista a sborsare ben 25 Euro di ticket per le prestazioni d’urgenza non urgenti (il cosiddetto codice bianco) e 22,91 euro per una visita specialistica ambulatoriale.

A questi “pagamenti sanitari” imposti dal Presidente Prodi bisogna aggiungere il ticket di 1,50 euro per ogni medicina fino ad un massimo di 3 euro a ricetta deciso la sera del 30 dicembre 2006 dal Governatore Antonio Bassolino.

Una misura che, al di là della sua formulazione tecnica e del modo frettoloso in cui fu adottata (nottetempo e senza alcuna concertazione), rivela un’incoerenza vergognosa di chi si era sempre ferocemente schierato contro a qualsiasi ipotesi di ticket nella sanità. Chiudiamo gli occhi per un attimo e cerchiamo di immaginare che cosa sarebbe successo se questi ticket sul pronto soccorso, sulle prestazioni specialistiche e/o quello di 1,50 euro per ogni scatola di medicinali li avesse approvati il governo guidato dalla Presidente Meloni; come avrebbero reagito tutti i difensori del cosiddetto “diritto alla salute” sancito dalla Costituzione?

Fiorenza Ceniccola