Addio, motori di ricerca!

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Avevo già sentito la novità, ma un giorno ho visto pure un servizio al telegiornale che parlava del nuovo GPT, un modello di assistente virtuale che risponde a tutte le domande che gli vengono poste

E il giornalista Rai ha provato, riuscendoci, a farsi fare un racconto con protagonista Pinocchio, ma ambientato ai giorni nostri.

Ho provato anch’io a contattare questo assistente virtuale, ma il primo giorno un messaggio mi informava che il sistema era intasato, e mi ha spiegato questo inconveniente con un acrostico in inglese, formato da sette righe, che iniziavano, nell’ordine, con le lettere C, H, A, T, G, P, T, in modo che si leggesse CHAT GPT.

Alcuni giorni dopo, il sito era accessibile, e abbiamo fatto una lunga chiacchierata. Incalzato da me, il mio assistente virtuale mi ha spiegato con modi gentili che lui non possiede una coscienza o emozioni, ma semplicemente è al mio servizio, e cerca di rispondere nel modo più completo possibile alle mie richieste. Io gli parlavo in italiano, ma poi ho provato pure in croato, e in entrambi i casi ottenevo risposte in italiano (forse aveva capito che era la lingua meglio conosciuta da me).
Ho chiesto allora al mio assistente di propormi un problema matematico.

Ecco il testo ottenuto: “Supponiamo di avere una scala con 12 gradini. Su questa scala c’è un gatto che salta in salita e in discesa, ma in ogni salto può coprire solo uno, due o tre gradini alla volta. Quanti sono i modi diversi in cui il gatto può salire la scala partendo dal primo gradino e arrivando al dodicesimo gradino?”. E mi ha anche augurato buona fortuna.
Ho risposto, dopo qualche minuto, dicendo che la risposta è “infiniti”.
L’assistente mi ha risposto che è sbagliato, poiché, dopo una esauriente spiegazione, mi diceva che i modi di salire le scale per il gatto sono in tutto 927.

Gli ho ribadito che nel testo risultava che il gatto poteva saltare in salita e in discesa, quindi la risposta corretta era la mia.

Risposta del GPT: “Hai ragione, mi sono accorto solo adesso che ho fatto un errore nella formulazione del problema iniziale. Chiedo scusa per l’inconveniente”, e subito dopo mi è stato proposto un nuovo problema.

Grande sorpresa mia: non mi aspettavo certo un riconoscimento del proprio errore da parte di un’intelligenza artificiale, e in quel momento ho avuto la sensazione di esser stato proiettato nel film “L’uomo bicentenario”, e di avere di fronte il robot positronico interpretato da Robin Williams, che con i suoi comportamenti sembrava davvero un essere umano.
Ho paura che i motori di ricerca, come li conosciamo da anni, hanno vita corta, con queste nuove scoperte.


Giorgio Dendi