Bolis: “L’evoluzione tecnologica deve restare al servizio dell’uomo e delle aziende: l’obiettivo non è sostituire il fattore umano, ma potenziare le capacità operative e decisionali del settore primario”
“Le riflessioni pubblicate nell’ultimo numero di PianetaPsr da parte del CREA confermano una tendenza ormai evidente: l’agricoltura europea sta entrando in una fase in cui digitalizzazione, dati e tecnologie intelligenti non sono più elementi accessori, ma leve strutturali per la competitività e la sostenibilità del settore”; è quanto afferma Leonardo Bolis, presidente di Confai Lombardia e Confai Bergamo, aderenti a CAI Agromec, commentando una recente analisi pubblicata da Carlo Bisaglia del CREA-IT sulla rivista specializzata della Rete Nazionale della Pac.
Secondo Confai, il quadro delineato offre uno spunto importante per valutare come la transizione digitale possa diventare un’opportunità reale per le imprese agricole, a condizione che sia accompagnata da adeguate competenze e da una governance responsabile dei processi produttivi.
“L’agricoltura di precisione e l’uso crescente dei dati – osserva Enzo Cattaneo, segretario provinciale di Confai Bergamo – rappresentano strumenti fondamentali per migliorare la gestione delle risorse, ridurre gli sprechi e affrontare le variabili climatiche. Ma la partita si gioca sulla capacità dei territori di adottare queste soluzioni in modo equilibrato e coerente con le proprie caratteristiche produttive”.
In questo processo, Confai sottolinea il contributo decisivo delle imprese agromeccaniche, che da anni investono in tecnologie avanzate e costituiscono il principale vettore di innovazione nelle campagne. “Le aziende contoterziste – prosegue Cattaneo – svolgono un ruolo chiave nel rendere accessibili le tecnologie più costose e sofisticate anche alle piccole e medie imprese agricole. È un servizio che permette di superare barriere economiche e operative ancora molto rilevanti”.
Il riferimento di PianetaPsr ai modelli di digitalizzazione applicati a livello europeo richiama anche la necessità di una visione etica nell’uso dell’intelligenza artificiale. “L’agricoltura del futuro non si costruisce solo con algoritmi o sensori – aggiunge Bolis – ma con formazione e investimenti nel capitale umano. L’obiettivo non è sostituire il fattore umano, ma potenziare le capacità operative e decisionali del settore primario per costruire un’agricoltura più efficiente e sostenibile”.



