L’agro fotovoltaico, o agrivoltaico, è un sistema di produzione di energia rinnovabile che integra la produzione di elettricità tramite pannelli solari con la coltivazione di terreni agricoli
L’agrivoltaico è un sistema integrato costituito da un impianto fotovoltaico posizionato su un terreno utilizzato per le attività agricole o per l’allevamento. Le due finalità primarie di questo approccio sono la produzione alimentare e la produzione di energia da fonte rinnovabile. È dunque differente dal fotovoltaico a terra, il cui unico obiettivo è produrre quanta più energia al più basso costo possibile, sfruttando in maniera intensiva l’area a disposizione per collocare i pannelli. In tal caso il suolo viene reso impermeabile e viene impedita la crescita della vegetazione.
Il concetto di sistema agrivoltaico fu proposto per la prima volta nel 1982 da Adolf Goetzberger, fondatore dell’Istituto Fraunhofer per i sistemi di energia solare, che, nell’articolo Kartoffeln unterm Kollektor (Patate sotto i pannelli), teorizzavano i vantaggi dell’integrazione tra l’agricoltura e impianti fotovoltaici.
L’idea dell’integrazione in un sistema agri voltaico sta proprio nel trovare determinate configurazioni spaziali ed altezze dei moduli (non inferiori a 2,1 metri nel caso di attività colturale) che permettano la continuità delle attività agricole o zootecniche. Stando alle “Linee Guida in materia di Impianti Agrivoltaici” pubblicate dal Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, “si configura così una condizione nella quale esiste un doppio uso del suolo, ed una integrazione massima tra l’impianto agrivoltaico e la coltura, e cioè i moduli fotovoltaici svolgono una funzione sinergica alla coltura, che si può esplicare nella protezione della coltura stessa da eccessivo soleggiamento o da grandine”.
Benché sia le colture che i moduli necessitino delle stesse risorse – il sole e il suolo – le prime possono infatti trarre dei vantaggi dalla presenza dei secondi, senza che appunto ciò comprometta la resa agricola. I pannelli, infatti, creano un parziale ombreggiamento e possono garantire una minore evaporazione di acqua dal suolo, consentendo di risparmiare fino al 20% della risorsa e proteggendo le colture dai picchi di calore, dallo stress termico e anche dagli eventi meteorologici estremi, come le grandinate o le forti piogge.
Naturalmente alcune colture mostrano di essere più adatte, rispetto ad altre, all’installazione di impianti: lattughe, cavoli, aglio, spinaci, finocchi rendono bene sotto i pannelli.
L’impianto agrivoltaico garantisce un minor utilizzo di fonti fossili da parte delle aziende, sostenendo così la mitigazione del cambiamento climatico, ma si configura anche come uno strumento di efficienza aziendale. Lo stesso PNRR prevede che la misura di investimento dedicata allo sviluppo degli impianti agrivoltaici contribuisca alla sostenibilità non solo ambientale, ma anche economica delle aziende coinvolte. L’obiettivo è infatti anche quello di ridurre i consumi e migliorare il rendimento delle aziende agricole. Gli agricoltori potrebbero infatti avere un guadagno proveniente dal solare, utilizzando l’energia per l’autoconsumo o reimmettendola in rete. Sempre secondo le linee guida ministeriali “L’investimento previsto dal PNRR si pone il fine di rendere più competitivo il settore agricolo, riducendo i costi di approvvigionamento energetico (ad oggi stimati oltre il 20% dei costi variabili delle aziende), e migliorando al contempo le prestazioni climatiche e ambientali.”
Sul suolo italiano esistono già alcuni impianti fotovoltaici. Ad esempio a Castelvetro (Mantova) e a Monticelli D’Ongina (Piacenza) sono stati installati impianti con moduli per l’inseguimento solare, che si trovano a un’altezza di 4,5 metri dalle coltivazioni e con una distanza di 12 metri l’uno dall’altro. Anche a Laterza, in provincia di Bari, è stato sperimentato con successo l’agrivoltaico su una coltivazione di vite.
Ad oggi sono molti gli incentivi che sono stati messi a disposizione per promuovere l’adozione dell’agro-fotovoltaico. Per l’implementazione di questo modello integrato vengono fatti prestiti agevolati ed erogati fondi dal PNRR, dal FEASR (Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale) e dallo stesso Green Deal europeo. Ma come ogni cosa, anche questo modello potrebbe avere impatti negativi se non gestito correttamente. È quindi necessaria un’attenta valutazione e pianificazione prima di mettere in campo questa soluzione.
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