Grande adesione alla cerimonia accademica celebrata a Chieti Pescara
Il Premier del “Paese di fronte”, della fraterna Albania, onorevole Edi Rama, è stato insignito lo scorso martedì dell’alto riconoscimento dell’Ordine di Minerva.
L’Ateneo che porta il nome di Gabriele D’Annunzio ha inteso in tal modo decorare il contributo del Presidente del Consiglio dei Ministri del Paese delle Aquile in favore dello Stato italiano durante la prima tragica ondata pandemica. Il premio è stato deliberato su designazione unanime del Senato accademico.
Istituito fin dal 1986, l’ordine della Minerva consiste in una medaglia d’oro conferita dal magnifico Rettore e concessa in passato a personalità quali Piero Angela, Papa Ratzinger, Bruno Vespa, Sergio Marchionne.
Il Decano dell’università, Professor Sergio Caputi, ha espresso profonda gratitudine per la concreta solidarietà dimostrata dai fratelli Albanesi all’Italia, nel cuore della tragedia scatenata da un virus inedito di cui quasi nulla era noto tre anni fa.
Presenti in sala, i 30 medici e infermieri che da oltre Adriatico furono inviati nel nostro Paese per prestare soccorso alle comunità regionali più colpite del Nord Italia. “Non siamo ricchi, ma proprio per questo non voltiamo le spalle all’Italia, Paese amico oggi in difficoltà”, disse all’epoca Edi Rama, che oggi dichiara: “Sono assolutamente emozionato, perché nella mia vita di artista non ho mai “incontrato” la dea Minerva personalmente, sebbene a quanto pare la stessa sia venuta a cercarmi e a portarmi qui a Chieti per ricevere questa alta onorificenza accompagnata da una motivazione nobile e concreta”.
Il Presidente del Consiglio ha sottolineato che si è trattato di un gesto istintivo, umano, semplice.
“Un gesto che in allora, poiché si stava lottando contro un nemico sconosciuto, fu anzitutto di carattere istintivo, umano, semplice, di una istintività morale simile al Giuramento di Ippocrate. Un aiuto di certo numericamente piccolo, in proporzione alla drammaticità di una emergenza causata da un nemico invisibile, ma grande in quanto a cuore”.
Rama ha evidenziato che “la genesi dei rapporti tra Italia e Albania è antica, ma anche complicata, con radici accomunanti profonde, dove la Storia non sempre è stata generosa con i nostri Popoli ma comunque, e sempre, segnata da gesti di amore e solidarietà reciproca”. Virgilio nell’Eneide racconta come Butrinto, antica città dell’Albania meridionale, “sia stata una delle prime a ospitare un profugo di guerra, Enea, il quale, portando con sé una piccola statua di Minerva, avrebbe poi fondato Roma”.
Ha proseguito Rama: “Dopo più di 2mila anni sono state le città del Sud Italia: Bari, Brindisi, Lecce, Otranto, ad accogliere un afflusso quasi biblico di immigrati albanesi partiti per una nuova guerra, quella contro la povertà e la miseria. Non portavano statue di Minerva, ma recavano la speranza e la fede nella tolleranza e nella comprensione che avrebbero trovato qui, nella fraterna Italia”.
Il Presidente del Consiglio ha sottolineato che quanto ha fatto l’Albania durante l’emergenza pandemica è stato ben poco rispetto a quanto le era dovuto, ma molto per quanto potrebbe realmente fare.
L’invio del personale medico e paramedico è stato un gesto compiuto anche per dimostrare “che l’egoismo tra gli Stati è nemico dell’Europa, e che per costruire l’unione continentale non servono compromessi o formule astratte, viceversa occorrono gesti quotidiani di altruismo”.
“Per anni viviamo accanto a un essere umano senza vederlo”, argomentava Gabriele d’Annunzio, fino a quando ciò avviene e allora è come una diga che si rompe unendo le acque, e così è stato fra Italia e Albania.
Così come quando, durante la seconda guerra mondiale, “il nostro piccolo Paese a popolazione prevalentemente musulmana ospitò migliaia di Ebrei espulsi da ogni parte, diventando così l’unica Nazione in Europa dove la popolazione di origine ebraica crebbe anziché diminuire alla fine della seconda guerra mondiale perché nessun Ebreo era caduto nelle mani dei nazisti. Nessuno! Lo abbiamo fatto ancora più di recente, dopo l’emergenza pandemica, quando la NATO si è ritirata dall’Afghanistan nel 2021 e noi ci siamo assunti a cuore aperto il compito di ospitare i rifugiati afghani: e ciò mentre i ricchi membri della NATO si rifiutavano di accogliere quelle persone per calcoli anzitutto elettorali domestici”.
L’Europa oggi è divisa dalle dighe della guerra, ma può tornare ad abbeverarsi alle acque di un Rinascimento albanese, italiano e continentale.



