ALBANIA, IL CREDITO MICRO PRONTO ALLA SFIDA MACRO DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA DELLE START UP

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A colloquio con Brunilda Isaj, segretaria generale dell’associazione che riunisce a livello nazionale le realtà attive nel settore della microfinanza

Il settore investe nella diffusione della cultura finanziaria, basilare e applicata, una quota della propria redditività

All’alta dirigente di categoria è stata omaggiata una copia di pregio del manuale di navigazione di Beppe Ghisolfi sulle fondazioni ex bancarie istituite dal legislatore italiano quale presidio per la continuità della missione sociale di parte della redditività degli istituti di credito controllati

Il microcredito, in Albania, si prepara fin da ora alla “macro sfida” delle startup che la ministra del governo Rama, con delega alle piccole e medie imprese, onorevole Edona Bilali, si appresta a condurre alla definitiva approvazione legislativa parlamentare.

In gergo tecnico, il settore microfinanziario si inserisce nel contesto delle attività esercitate da istituzioni di erogazione finanziaria “non bancaria”, nel senso che – seppure vigilate dalla medesima banca centrale d’Albania – operano secondo criteri sì regolamentati ma in ogni caso più flessibili di quelli connessi al credito ordinario. La realtà microcreditizia, sviluppatasi nel Paese balcanico, può contare su una molteplicità di sigle aziendali attive negli ambiti del prestito al consumo e del sostegno alle iniziative ricadenti soprattutto nell’autoimpiego e nella creazione di occupazione indipendente in nicchie settoriali a maggior valore aggiunto di tecnologia e di lotta alle esclusioni sociali.

Nel Paese balcanico operano, nel campo della rappresentanza di categoria finanziaria, due realtà aggregative: una è denominata Aab, Albanian association banks, l’associazione bancaria che rappresenta gli interessi del credito ordinario, e l’altra avente come sigla Ama, l’associazione del microcredito dedicata a soggetti che, pur evidenziando potenziali di crescita nel medio periodo, con una formula tecnica sono dichiarati “non bancabili”. Sono una decina le società che si dedicano a questo specifico filone, peraltro crescente in termini di incidenza assoluta e relativa, in special modo in una realtà come quella albanese e balcanica occidentale dove il sentimento prevalente della autodeterminazione da collettivo diventa immediatamente individuale portando il lavoro autonomo e libero professionale a essere un ammortizzatore sociale rispetto a un lavoro dipendente ancorato a retribuzioni ridotte.

Nell’anno della pandemia, il microcredito ha registrato nel Paese delle Aquile un andamento in controtendenza nei confronti del calo temporaneo del prodotto interno lordo verificatosi nel 2020 con il lockdown sia interno che internazionale, e ciò in linea con le aspettative di una comunità imprenditoriale e professionale diffusa desiderosa di voltare rapidamente pagina. Le realtà del microcredito traggono origine da attività iniziali di cambio valutario ovvero di raccolta del risparmio, evolutesi con finalità di reinvestimento di somme sempre più importanti nell’economia dei singoli territori.

Come spiegato dalla dottoressa Brunilda Isaj, segretaria generale dell’associazione di categoria finanziaria non bancaria, a differenza del credito ordinario il microcredito ha cominciato da tempo a rivolgere le proprie attenzioni alle imprese di nuova costituzione e senza una storia pregressa. Un primo tassello di fatto, reso possibile dalla maggiore flessibilità di cui il settore gode sul versante della classificazione delle garanzie, in attesa che la Ministra per la protezione delle piccole e medie imprese, onorevole Edona Bilali, porti alla definitiva approvazione parlamentare il progetto di legge per la registrazione e il sostegno delle startup a elevato potenziale innovativo sia tecnologico che sociale, con una dote di dieci milioni di euro per accrescere il sistema dei fondi di garanzia e degli aiuti diretti.

Le imprese a prevalente conduzione giovanile e femminile, specializzate nella produzione di software, nell’agricoltura biologica e trasformativa e nel turismo ecologico e sostenibile, rappresentano altrettanti filoni nei quali il microcredito ha saputo concentrarsi anche nei momenti di picco della crisi, contribuendo allo sviluppo generale delle telecomunicazioni interattive, del turismo diffuso – anche al di fuori dei principali centri urbani – e del ritorno di molte famiglie alle attività agricole e agroartigianali.

In tutto ciò, un ruolo trasversalmente importante viene svolto dai progetti di alfabetizzazione e di educazione finanziaria, essenziale al fine di mettere i nuovi evo futuri candidati imprenditori e professionisti nella condizione di conoscere le fonti di finanziamento e i criteri che le regolano, in funzione della predisposizione di business plan il più possibile accoglibili.

La direttrice Brunilda Isaj è stata omaggiata di una copia di pregio del best seller di Beppe Ghisolfi, banchiere internazionale e saggista, sulle fondazioni bancarie, le istituzioni che in Italia hanno permesso di aprire il settore creditizio al mercato senza smarrire o disperdere la funzione pubblica o sociale.

Pur non esistendo (ancora) in Albania uno strumento giuridico equivalente o corrispondente, l’associazione del microcredito dedica una quota della redditività delle proprie società iscritte all’attuazione di progetti e interventi di contrasto alle vecchie e nuove povertà, di promozione delle pari opportunità di genere nella creazione di startup aziendali e appunto nella diffusione della cultura finanziaria basilare e applicata.