Tradizionalmente Dante viene definito “il poeta che inventò l’Italia”, ed a leggere questo interessante libro di Cazzullo c’è da essere d’accordo, sia quando l’autore lo presenta come moderno, capace cioè di dire cose riscontrate nei suoi contemporanei e ancora oggi valide, sia quando ne parla come di un severo censore del malcostume e dell’immoralità degli italiani di allora (primavera del 1300) e di oggi
Nello specifico si tratta di un viaggio puntiglioso nel “suo inferno” con personaggi condannati nel fuoco (e nel ghiaccio…) eterno – a cominciare da quel papa, Bonifacio VIII, che fu il maggior responsabile del suo esilio e delle sue sofferenze – e con molti simbolismi validi per quei tempi e per ogni epoca; come la lonza (lince, il sesso), la lupa (l’avarizia, la bramosia) e il leone (potere e denaro) parallelismi di passioni per le quali l’uomo quando ne diventa schiavo perde “…il ben dell’intelletto…”
“Ahi serva Italia di dolore ostello / nave senza nocchiero in gran tempesta…” chi può dubitare, anche oggi, della veridicità di questi versi?
Ecco quindi che questa prima Cantica della Commedia diventa un viaggio morale nella profondità d’animo dell’uomo di sempre, prigioniero, nel bene e nel male, di se stesso, compresi gli uomini di Chiesa, a cui Dante non risparmia, quando lo ritiene, le giuste punizioni.
Non solo la lingua il sommo poeta ha donato al “…bel Paese…”, anche l’indicazione di una terra unita dalla cultura e dalla bellezza… perché raccoglie la grande eredità dell’impero romano ed è piena di uomini e donne che sanno sacrificarsi per la famiglia ed il bene comune.
Cazzullo ricostruisce verso per verso il cammino del grande poeta e i suoi incontri – da Paolo e Francesca al conte Ugolino – con personaggi storici grandi e minori, con frequentissime (qualche volta a nostro parere eccessive) incursioni nell’attualità con richiami, ammonimenti ed esempi.
Ma non è tutto negativo e buio ciò che Dante dice del suo tempo e dei suoi contemporanei, quindi Cazzullo rilegge e reinterpreta: oltre ai simoniaci, ai ladri, agli egoisti, ai traditori, ai golosi… esiste un popolo, quello degli italiani, ricchissimo di umanità, di cultura, di arte che, a settecento anni dalla morte del poeta, deve essere reso consapevole della propria identità nazionale e del fatto che noi valiamo, ed anche nei momenti più difficili siamo capaci – come la storia insegna – di ricostruire sulle macerie e creare un vivere comune migliore.
La cristianità e le donne (“…capolavoro di Dio…”) sono gli altri due temi fondamentali del viaggio dantesco, da Cazzullo correttamente interpretati; da Beatrice a Francesca a Medea (famosa figura della mitologia greca) vengono sublimate dalla poesia, ma attraverso loro tutto il creato si illumina e si trasforma in bene. Come il cristianesimo e sua sorella, la fede, non sono solo fondamentali per andare in paradiso ma anche per mitigare le componenti umane aggressive, pericolose e negative.
La letteratura su Dante è sterminata; pure questo saggio dà il suo contributo per meglio “leggere” le terzine, proposte in 14.233 endecasillabi, della Commedia.
Franco Cortese Notizie in un click



