In merito alla polemica sollevata da alcuni esponenti politici contro una scuola di Civitavecchia, accusata di “propaganda multiculturale” per un’attività didattica realizzata all’interno dell’insegnamento della religione cattolica, è doveroso fare chiarezza e ristabilire la verità dei fatti
Il “materiale incriminato” proviene da un libro di testo adottato regolarmente nelle scuole italiane e approvato dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana).
Ci troviamo di fronte a un paradosso politico tanto evidente quanto sconcertante: chi proclama di voler difendere la religione (che peraltro non è più religione di Stato dal 1984) finisce per attaccare un contenuto elaborato dalla stessa Chiesa cattolica, nel tentativo di colpire la scuola pubblica e chi ci lavora ogni giorno con dedizione.
Tutto questo, mentre le scuole italiane affrontano emergenze ben più reali: edifici fatiscenti, carenza di organico, mancanza di supporto psicologico, fondi insufficienti e discontinuità didattica.
Invece di affrontare questi problemi, si preferisce montare polemiche ideologiche che alimentano ignoranza e intolleranza.
La scuola deve restare uno spazio di confronto, di crescita e di pluralismo, nel pieno rispetto dell’autonomia scolastica e della libertà d’insegnamento garantite dalla nostra Costituzione.
Chi cerca visibilità politica attaccando i docenti, le famiglie e gli studenti, non difende la fede: tradisce i principi fondamentali della nostra democrazia.
Come Movimento 5 Stelle, continueremo a difendere la scuola pubblica, laica e inclusiva, perché è lì che si forma il futuro del Paese, non certo nei post indignati e privi di fondamento.
Alessandra Lecis



