Il Presidente di uno Stato importantissimo (che tra l’altro confina con gli USA ed, in parte, ne dipende economicamente) ha il coraggio di dire: «Siamo disposti a dare asilo ad Assange. Crediamo debba essere liberato. Perché è un perseguitato politico. E’ vergognoso che una persona che rivela informazioni preziose su atti di corruzione, su reati commessi dai governi, su tutto quello che le élite compiono segretamente, venga punito».
Poi si offendono se li chiami ignobili farisei, pezzi di arredamento dell’establishment, ipocriti politicanti. Se la prendono se sostieni che con la sinistra non abbiano nulla a che fare. Allora si gonfiano il petto e tra una salamella e l’altra arrostita alla festa del partito tirano fuori una foto di Berlinguer o fanno il pugno chiuso sperando che nessuno li veda. Oltretutto scommetto che se Assange dovesse morire in carcere saranno i primi ad inviare a qualche amico giornalista un comunicato stampa di cordoglio. Da voltastomaco.


