E’ qualcosa che ha a che vedere con un film forse non adatto ai bambini che mio padre mi portò a vedere da piccolo. Era “L’arpa birmana” e – almeno per come lo ricordo ancora adesso – era la storia di un reduce che, fattosi bonzo, tornava sul campo di battaglia a ricomporre e seppellire amici e nemici caduti.
Avevo l’età e vivevo un tempo in cui giocavamo molto a guerra, con i nostri fucili fatti con manici di scope e le fionde. Improvvisamente, in quel mondo di giochi quasi festosi, di film con marines che prima di morire si vedevano offrire un’ultima sigaretta- “ragazzo, ce la farai anche stavolta”- di giapponesi che andavano all’assalto come formiche impazzite, mi si presentò l’idea di pietà, e che la guerra fosse un orrore. Gli anni adulti, poi, me l’hanno ricordato a ogni passo, a ogni paese. Mi sono chiesto tante volte che fine abbiano fatto i ragazzini che avevo raccontato nella guerra civile salvadoregna, se i muchachos siano diventati adulti oppure no. Mi sono portato dietro le immagini di generazioni con tanti vuoti, e ho imparato che in guerra, con la verità, muore l’innocenza.
Questo Peter Pan, soldato austroungarico, ha preceduto di qualche anno il nostro eroe. Peter Pan soldato ungherese era nato il 21 agosto del 1897. Peter Pan personaggio letterario era nato nel 1902, cinque anni dopo (era la stessa generazione, sì) ed era arrivato in teatro nel 1904. Però ci vorrà il cinema, ancora muto, a farlo conoscere al mondo, e temo che il paesino di Rusca Montana, che oggi è Romania, non avesse una sala cinematografica, e dunque il ragazzino Peter Pan non ebbe modo di sapere di avere un omonimo fantastico e famoso. Si sa per certo che nel 1914, a diciassette anni, venne richiamato alle armi, e mandato a combattere in Bosnia, poco lontano da dove il primo colpo della guerra mondiale era stato sparato a Sarajevo
Toni Capuozzo



