La Commissione vuole un nuovo ulteriore allargamento a 36-37 Stati. Una scelta totalmente contraria agli interessi dell’UE
La macchina politico-istituzionale-tecnocratica-mediatica di Bruxelles procede inesorabile verso l’ulteriore allargamento dell’Unione. Ieri è stata presentata l’edizione 2025 del Rapporto annuale sull’avanzamento dei processi di adesione all’Ue dei 10 Stati interessati.
In contemporanea, Euronews, la piattaforma di informazione dedicata alle vicende europee, ospitava l’ennesimo “historic Enlargement Summit” (l’aggettivo “storico” ricorre sempre più generosamente per coprire la sempre più evidente irrilevanza dell’istituzione).
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Abbiamo appreso che “l’allargamento non è una scelta, è una necessità”. Avanti tutta, a prescindere.
A prescindere dai risultati raggiunti dai precedenti arrivi. A prescindere dai risultati conseguenti agli arrivi prospettati.
Del resto, l’impianto istituzionale europeo messo a punto a Maastricht nel pieno dell’offensiva sulla “fine della Storia” è programmato per de-politicizzare ogni scelta politica.
Le valutazioni sono puramente tecniche, necessitate appunto, come le scelte di politica monetaria della BCE o la pagella dei conti pubblici redatta dalla Commissione.



