Analisi di un dominio: ecco perché Sinner non vince solo con il suo tennis

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’ATP di Cincinnati 2025 conferma lo stato di forma straripante di Jannik Sinner, che ha battuto Félix Auger-Aliassimecon un perentorio 6-1 6-1 negli ottavi di finale. Un match senza storia, con l’altoatesino dominante in ogni aspetto del gioco e un canadese incapace di reagire.

I numeri parlano chiaro: zero ace per Auger-Aliassime, otto doppi falli, solo cinque colpi vincenti e ben 29 errori non forzati. Nel primo set ha conquistato appena sette punti, chiudendo il match con soli 27 punti vinti complessivi. Dati che, più che da sfida tra due top 20, sembrano appartenere a un incontro tra un numero 1 e un giocatore fuori dalla Top 100 ATP.
Il problema mentale prima ancora di quello tecnico

Se in passato il canadese aveva già battuto Sinner nei due precedenti, stavolta è sembrato entrare in campo già sconfitto. Il linguaggio del corpo di Félix è stato spento sin dai primi scambi, in netto contrasto con quello mostrato da Adrian Mannarino nel turno precedente, quando il francese aveva messo in difficoltà l’italiano rischiando di portarlo al terzo set.

Il rovescio di Auger-Aliassime è un punto debole noto, e Sinner lo ha colpito con precisione chirurgica. Ma ciò che ha deciso l’incontro è stata la totale assenza di convinzione dell’avversario. Oggi Sinner e Carlos Alcaraz sono percepiti come Federer e Nadal degli anni 2004-2009: vincono già negli spogliatoi, e molti avversari entrano in campo sapendo di non poterli battere.
Serve una seconda linea competitiva nell’ATP Tour

La continuità manca nella cosiddetta “seconda fascia” del tennis maschile: i vari Daniil Medvedev, Alexander Zverev, Holger Rune, Andrey Rublev, Stefanos Tsitsipas, Ben Shelton, Casper Ruud, Jack Draper e Alex De Miñauralternano grandi risultati a cali improvvisi. Questo lascia campo libero a un duopolio Sinner–Alcaraz che rischia di rendere prevedibili semifinali e finali dei tornei più importanti.

Per battere Sinner non basta la tattica: serve un lavoro psicologico fuori dal campo, perdere il timore reverenziale e impostare un piano che lo costringa a uscire dalla sua comfort zone. Wimbledon 2024 con Grigor Dimitrov lo ha dimostrato: l’italiano non è invincibile, ma va messo sotto pressione dal primo all’ultimo punto.