La presidente nazionale Federica Brancaccio e il numero uno dell’Emilia, Leonardo Fornaciari: “Il super ecobonus genera un valore aggiunto pari a oltre 7 punti di PIL italiano e si conferma uno strumento decisivo per contribuire alla piena attuazione degli obiettivi di transizione energetica, efficientamento e modernizzazione infrastrutturale ecocompatibile prescritti dal Pnrr per l’ottenimento delle prossime rate dei fondi europei”
Una ricerca condotta dalla società Nomisma ha indicato in oltre 124 miliardi di euro il valore aggiunto economico creato dalla applicazione corretta del super eco bonus, a fronte di investimenti detraibili per poco meno di 39 miliardi. Inoltre, mentre il credito d’imposta è recuperabile dal suo titolare in un arco di tempo massimo decennale, molti introiti connessi all’avvio e alla prosecuzione dei cantieri vengono conseguiti con effetto immediato dall’erario centrale e dalle altre amministrazioni pubbliche titolari dei procedimenti di autorizzazione, concessione e permesso in materia edilizia, il che riduce ulteriormente l’onere a carico dello Stato.
Le fattispecie previste dalla normativa sul cosiddetto 110 per cento, perché di questa si sta parlando, intervengono inoltre non nel senso di consumare nuovo suolo, ma pressoché unicamente sui manufatti edilizi già esistenti, con progetti di rigenerazione, riqualificazione a carattere antisismico e salto di livello energetico che concorre al dimezzamento delle emissioni di anidride carbonica e consente, ai cittadini che hanno commissionato i relativi lavori migliorativi, risparmi annui in bolletta fino a 500 euro.
ANCE chiede pertanto un provvedimento d’urgenza che riattivi il meccanismo delle cessioni coinvolgendo nuovamente le piattaforme di cassa depositi e prestiti e di poste italiane, poiché trattandosi di due grandi Istituzioni economiche che rappresentano lo Stato, ciò innescherebbe un’operazione di fiducia per la ripresa degli investimenti oggi in molti casi bloccati dall’incertezza e dal sovrapporsi continuo di aggiustamenti normativi e atti di interpretazione da parte dell’agenzia delle entrate.
La questione centrale è che il primo decreto istitutivo del 110 per cento, ammetteva la cessione, in un numero di ipotesi potenzialmente illimitato, estendendo questa possibilità agli altri bonus prima esistenti, a partire dal bonus facciate che è quello in corrispondenza del quale si è registrata la maggioranza assoluta delle frodi fiscali poiché non era caratterizzato dagli stessi controlli.
Per il resto, era stata ANCE stessa assieme alle altre associazioni di categoria a denunciare, fin dall’inizio, la sospetta proliferazione di nuove partite Iva in ambito edilizio che erano passibili di non possedere tutti i requisiti di capacità tecnica, sicurezza, professionalità e deontologia occorrenti all’avvio e alla conduzione di un cantiere.
Il paradosso è che un terzo dell’extra gettito fiscale in ultimo accertato, ossia 4,5 miliardi di euro su circa 14, è stato determinato dagli effetti degli investimenti dichiarati ammissibili agli effetti del super eco bonus, e con tali risorse aggiuntive è stato possibile varare il decreto di aiuti per contrastare le ripercussioni della crisi da inflazione sui conti di famiglie e imprese. Di contro, oltre 30.000 aziende costruttrici e impiantistiche stanno soffrendo di una crisi di liquidità che soltanto un’operazione fiducia, ancora di competenza del governo Draghi uscente, potrà scongiurare in attesa dell’insediamento del successore a palazzo Chigi. Il quale successore, destinato a insediarsi non prima della fine di ottobre, potrebbe trovarsi nell’assurdo di disporre di una rata dei fondi Pnrr ma di non poterla utilizzare a causa della condizione di sofferenza di moltissimi operatori industriali e artigiani delle costruzioni.
Dir. politico Alessandro ZORGNIOTTI




