ANEMONIA VIRIDIS: LA PIÙ COMUNE NEI NOSTRI MARI

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Anemonia viridis, detto comunemente “ortica di mare”, è probabilmente uno degli anemoni di mare più comuni del nostro mare. Si tratta di un organismo appartenente alla classe Anthozoa – sottoclasse Hexacorallia – e all’ordine Actiniaria, famiglia Actiniidae
È abbondantemente diffuso nella porzione orientale dell’Oceano Atlantico e nel Mediterraneo, anche se le popolazioni presenti nel nostro mare vengono talvolta considerate una specie “sorella” ma ben distinta, Anemonia sulcata. Dal peduncolo basale (che raggiunge i 7-9 cm di diametro), con cui l’animale si ancora sul fondale, si dipartono innumerevoli tentacoli sottili che spesso coprono il peduncolo stesso – in tal modo, l’organismo ha effettivamente l’aspetto di un cespuglio – e che sfoggiano un colore grigiastro che spesso sfuma nel verde, con estremità tendenti al viola. Nonostante comunemente si pensi che questa colorazione sia dovuta principalmente alle colonie di alghe unicellulari simbionti che vivono nei tessuti dell’anemone, sembrerebbe essere anche e soprattutto frutto di una proteina fluorescente verde.
Le alghe simbionti (zooxanthellae) sono comunque presenti, e grazie alla fotosintesi provvedono in buona parte al mantenimento dell’anemone ricevendo in cambio un substrato in cui vivere. Il restante nutrimento viene ricavato dalle piccole prede, principalmente microplancton, che l’anemone cattura grazie alle cellule urticanti (nematocisti).
Si tratta di un organismo sessile, che passa cioè tutta la fase adulta della vita ben ancorato e fisso a un substrato: si può rinvenire da poco sotto il pelo dell’acqua a diverse decine di metri di profondità, meglio se in acque limpide, ma resiste discretamente anche in acque torbide.
Predilige logicamente i fondali rocciosi, e alcune specie vivono in stretta relazione (commensalismo o mutualismo) con questo anemone: vale la pena citare il piccolo ghiozzo Gobius incognitus (Gobiidae), il gamberetto Periclimenes aegylios (Palaemonidae) e il piccolo granchio Inachus phalangium (Inachidae).
È presente ermafroditismo, e dall’unione di uova e spermatozoi (immessi al contempo nell’acqua marina) ha origine una larva (planula) che si fissa ben presto a un substrato per dare origine a un nuovo polipo: manca dunque la fase medusoide, tipica di altre classi di cnidari (Scyphozoa e Cubozoa). Il contatto con le nematocisti – le cellule urticanti di cui sono cosparsi i tentacoli – provoca un lieve bruciore anche nell’uomo, ma si tratta di effetti del tutto trascurabili.