ANFIA: “BONUS ECO AUTO, PROGRAMMAZIONE PLURIENNALE PER AUMENTARE I BENEFICI DEI PRODUTTORI LOCALI”

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“È giunto il momento di dedicare almeno altrettanta attenzione alle politiche di sostegno all’offerta, quindi alle politiche industriali per accompagnare nella transizione energetica l’intera filiera produttiva automotive”

Quest’ultima “non è formata soltanto da costruttori e componentisti, ma anche da comparti come le società di engineering e gli allestitori di veicoli commerciali e industriali, che vantano un alto grado di competenze e specializzazione. A tutti dobbiamo offrire soluzioni e nuove opportunità di business. La nostra è l’unica filiera a cui è richiesta, a livello europeo, un’impegnativa e obbligatoria transizione energetica entro tempi più brevi rispetto ad altri settori”. È il commento di Roberto Vavassori, presidente Anfia, la federazione nazionale dell’indotto auto.

Il bilancio è l’occasione per stilare un consuntivo sull’andamento dell’eco-bonus 2024: “Bene la misura, fatto salvo qualche possibile aggiustamento nella distribuzione dei fondi tra una fascia di emissioni e l’altra, per stimolare ulteriormente le vendite di vetture a bassissimo e nullo impatto ambientale. Meno bene purtroppo le tempistiche di applicazione, motivo per cui si impone fin da ora una programmazione pluriennale. L’ecobonus è da intendersi come intervento una tantum per dare l’avvio a determinate dinamiche di vendita, sia perché costoso per poter essere mantenuto troppo a lungo, sia perché non in grado di sostituirsi ai naturali meccanismi di domanda e offerta del mercato”.

Non meno sfidante il capitolo della attrazione degli investimenti esteri in Italia: “Come fatto in occasione delle due recenti missioni in Cina al seguito del Ministro Adolfo Urso e della Premier Giorgia Meloni, è tempo di mostrare agli operatori economici manifatturieri cinesi, e in generale a possibili nuovi investitori, che l’Italia ha una filiera di fornitura completa, già disponibile e in molti casi all’avanguardia tecnologica”.

“Le politiche di localizzazione di un possibile secondo costruttore sul nostro territorio vanno nella direzione di valorizzare le sinergie, così da ottenere volumi di produzione nazionale più alti a garanzia della tenuta della filiera”.

Il che porta al tema del conseguimento del target minimale di un milione di veicoli leggeri prodotti in Italia: Anfia auspica “che l’accordo con Stellantis possa concludersi in tempi brevissimi con l’impegno concreto dell’azienda ad accrescere le produzioni nazionali – purtroppo la realizzazione di auto e veicoli commerciali leggeri in Italia nel primo semestre 2024 è intorno alle 300.000 unità, meno 25% sullo stesso periodo del 2023, e per la seconda parte dell’anno non sono previsti volumi in crescita – a non abbandonare le attività strategiche di ricerca e innovazione sul territorio e a rafforzare anziché sciogliere i rapporti con la filiera italiana della fornitura obbligandola alla delocalizzazione sic et simpliciter”.

“Le nostre associate – sia le piccole che le medie aziende e le multinazionali – vivono una situazione sempre più insostenibile. Non devono venire discriminate a parità di competitività rispetto ad offerte provenienti da Paesi ultra low cost“.

Oltre ad essersi internazionalizzate nel corso degli anni, moltissime aziende italiane della componentistica intendono mantenere un forte legame con il Gruppo Stellantis ex Fiat FCA, e quindi “l’impegno strategico di quest’ultimo può compromettere anche pesantemente la loro sopravvivenza. Di comune intesa con il Ministero, verranno affrontati quanto prima i temi prioritari individuati nello studio per il Tavolo Automotive”, conclude Anfia.