Le ataviche radici del Friuli storico rivivono nella Fiera dei Santi, restituendo ogni anno alla nostra terra una memoria secolare, che racconta di quando, già nel 1400, nel paese di Rivignano si teneva il mercato del bestiame e sul ‘breâr’, il tavolato di legno costruito dalla comunità, si danzava insieme al termine della fiera, incentrata ai tempi, in primis, su quelle che erano le esigenze concrete di una popolazione laboriosa e rispettosa del suo ambiente: coltivazione, allevamento e produzione.
Oggi, nella contemporaneità della nostra era, questa manifestazione rinsalda il passato con il presente, riappropriandosi della sua identità che diventa forte e che si conferma unica. Un evento che ci riporta indietro nel tempo ma che ci proietta anche nel futuro: in uno spazio ideale e reale nel quale è possibile unire la gioia dell’aggregazione con la trasmissione degli usi e dei costumi dei nostri avi”.
Così, nella prima serata di oggi, il vicegovernatore e assessore alla cultura del Friuli Venezia Giulia, Mario Anzil, che è intervenuto all’inaugurazione della Fiera dei Santi a Rivignano Teor, tenutasi di fronte al duomo, alla presenza – tra gli altri – del presidente del Consiglio regionale Mauro Bordin, del sindaco di Rivignano Teor Fabrizio Mattiussi, della campionessa olimpica Mara Navarria e del parroco, monsignor Paolo Brida.
Il vicegovernatore ha ricordato che nel lontano 1856, questa manifestazione, le cui origini si perdono nella notte dei tempi, fu visitata da Ippolito Nievo che allora soggiornava nel Castello di Fratta: “Su consiglio di amici – porta a memoria Anzil -, il noto scrittore prese parte ai festeggiamenti, così originali e famosi già al tempo da essere noti in tutto il Friuli. Per lui la visita fu indimenticabile tanto che ne parlò anche nel romanzo autobiografico ‘Le confessioni di un italiano'”.
“La Fiera dei Santi cade in un periodo cosiddetto ‘critico’ del nostro calendario: è il tempo in cui si attende ormai l’inverno, nel quale la terra inizia il suo riposo per risvegliarsi a primavera. È la notte di quello che oggi chiamiamo ‘Halloween’, le cui radici però vanno ricercate non nel ‘Nuovo Continente’ ma in un’Europa che migrò oltreoceano, portando con sé e trasmutando la ritualità che oggi associamo alle zucche illuminate, al mascherarsi, al timore delle anime oltrepassate: una tradizione che ha radici antichissime, che affondavano nella preistoria e nel ritmo ciclico ed eterno delle stagioni” ha spiegato il vicegovernatore.
“Oggi questo evento tramanda, nella dimensione del divertimento e anche della musica, con il Festival della canzone funebre, negli spazi gioiosi dell’incontrarsi e del stare insieme, una parte profonda e autentica della nostra identità – ha osservato, ancora, Anzil -. Un momento preceduto da una lunga preparazione, che vede coinvolti i giovani, le associazioni e tutte le realtà del territorio
. Il Friuli Venezia Giulia si conferma in questo senso terra che ha conservato intatte le memorie del passato, con la capacità di elaborarle in linea con quello che è il nostro presente”.
“Nella dimensione in cui viviamo, dove pare ci sia sempre meno tempo e dove le persone sono sempre meno numerose, la comunità tutta di Rivignano Teor ha voluto continuare a credere nella ricchezza culturale, storica e religiosa di questa fiera, impegnandosi fattivamente per la sua organizzazione, con uno sforzo mirabile e altamente apprezzabile, che di fatto dura un anno intero” ha detto Anzil.
Il vicegovernatore, infine, si è soffermato sul concetto e sul simbolo della morte che inevitabilmente accompagna questa fiera: “Oltre all’evento che aggrega e unisce, la manifestazione porta a riflettere su quel confine sottile che separa la dimensione terrena a quella ultraterrena: è legata a quell’interrogativo che ci portiamo dentro da quando maturiamo l’adulta consapevolezza. È l’eterna domanda che ci accompagna in un’esistenza spesso di affanni, segnata dalla ricerca, da trionfi e da fallimenti. Un percorso comunque ricco, colmo di opportunità, che abbiamo il dovere di trasmettere alle generazioni che verranno, nell’equilibrio a quale tende da sempre la civiltà umana”


