Il criminologo Vincenzo Musacchio: “L’infiltrazione mafiosa nell’economia legale e in particolare gli appalti pubblici è tra le sfide più importanti per Italia e Unione europea”
Professore quali sono gli effetti immediati dell’infiltrazione mafiosa nell’economia legale e in particolare nel settore degli appalti pubblici?
Occorre innanzitutto rilevare che si tratta di effetti marcatamente negativi. In primo luogo, essi compromettono la leale competizione tra le imprese, con conseguente aumento dei costi riguardanti le opere pubbliche, un impatto sfavorevole sul prodotto interno lordo nazionale e una generale compromissione degli investimenti economici nel Paese.
In secondo luogo, tali dinamiche rappresentano uno dei principali presupposti della cosiddetta “area grigia”, costituita da esperti del settore legale, economico e finanziario che offrono un’ampia gamma di servizi ai gruppi mafiosi. Sono proprio queste relazioni collusive o atteggiamenti di connivenza con imprenditori, politici e amministratori pubblici a rendere le organizzazioni mafiose progressivamente più capaci di infiltrarsi nel settore pubblico.
Le reti relazionali tra questi attori appartenenti sia al mondo legale sia a quello illegale sono dunque alla base di questo fenomeno criminale?
È innegabile che la criminalità organizzata rivesta un ruolo significativo nell’ambito degli appalti pubblici, indipendentemente dal contesto in cui si manifesta. Questa tipologia di infiltrazione è particolarmente attraente per i gruppi mafiosi a causa dei loro numerosi canali d’influenza nel settore pubblico. La criminalità organizzata sceglie questo compartimento proprio per questi canali.
Cosa contribuisce a rendere questo settore così vulnerabile?
La profonda sfiducia nei confronti delle classi dirigenti. I partiti politici operanti a livello nazionale, regionale e locale, i funzionari che gestiscono appalti pubblici o rilasciano permessi, la pratica della corruzione in sé e l’applicazione di conoscenze rappresentano per le nuove mafie il modo più diretto per ottenere determinati servizi pubblici. All’aumentare della sfiducia nelle istituzioni pubbliche, risulta evidente che le mafie trovino maggiori opportunità di affari in questo settore.
Perché questo settore è così attraente?
La prima ragione è indubbiamente di natura economica. Si hanno grandi guadagni con il minor rischio possibile. La seconda è di tipo giudiziario. Le indagini che si riferiscono agli appalti pubblici si presentano particolarmente complesse e costose in termini di procedure e personale. Con la nuova riforma riguardante i reati contro la pubblica amministrazione e la recente abrogazione dell’abuso d’ufficio, i reati nel settore pubblico sono maggiormente complessi da individuare e da provare rispetto ad altri, come, ad esempio, il traffico di stupefacenti. La terza ragione, infine, è connessa alle vulnerabilità e alle inefficienze della pubblica amministrazione. In particolare, in alcuni Paesi, tra cui l’Italia, il settore degli appalti pubblici ha messo in luce, nel corso degli anni, la sua suscettibilità a episodi di corruzione e collusione.
Controllare gli appalti significa anche controllare il territorio?
Assolutamente sì. Questo tipo di infiltrazione ha un’importanza strategica, proprio come mezzo di controllo territoriale con effetti e ricadute in ambito politico, economico e sociale. In questo settore spesso si crea quel sistema che è denominato “welfare mafioso” che offre quei servizi e sussidi che lo Stato non riesce a fornire, creando così una dipendenza e rafforzando il proprio controllo sul territorio.
Come ci si infiltra nei lavori e negli appalti pubblici?
Ci sono fondamentalmente due diversi approcci. L’infiltrazione può avvenire direttamente nel processo di gara pubblica mediante il controllo di imprese private, oppure attraverso l’uso di prestanomi di membri della criminalità organizzata. In alternativa, l’infiltrazione può avvenire in modo indiretto, in tal caso, la criminalità organizzata agisce come mediatrice tra aziende, politici e pubblica amministrazione, servendosi di reti relazionali specifiche, di corruzione e talvolta anche di intimidazione.
In modo concreto, come si possono alterare le procedure di esecuzione dei contratti pubblici? Può fornirci alcuni esempi?
La strategia più sofisticata è rappresentata dalla collaborazione tra criminali e imprenditori del mercato legale. Tale approccio è definito come “metodo del tavolino”, nel quale aziende collegate alla mafia partecipano alla gara per l’assegnazione degli appalti pubblici mediante l’uso di documenti falsificati. Questo metodo frequentemente impiegato quando la procedura di appalto pubblico, considera il sistema dell’asta al prezzo più basso come criterio di selezione del contraente. In tale situazione, l’amministrazione aggiudicatrice è spesso complice. Un altro schema utilizzato per infiltrarsi nelle procedure di gara è noto come “accordo di cartello”. Questo schema prevede la creazione di reti di imprese che partecipano contestualmente alla stessa gara, armonizzando illecitamente le loro offerte, al fine di garantire l’assegnazione dell’appalto pubblico a una di esse.
Che ruolo gioca la corruzione?
La corruzione gioca un ruolo centrale e pervasivo negli appalti pubblici, essendo utilizzata per influenzare ogni tipo di procedura di gara e in tutte le sue fasi, dalla preparazione alla decisione finale di aggiudicazione. In particolare, le tangenti sono uno strumento chiave per influenzare le decisioni discrezionali dei funzionari pubblici, ottenere informazioni riservate e garantire protezione politica e istituzionale. Questo sistema favorisce imprese specifiche che così ottengono l’aggiudicazione di contratti pubblici grazie all’intervento corrotto di funzionari che, in cambio di tangenti, usano il loro potere per indirizzare l’assegnazione verso determinati offerenti.
L’incertezza tipica delle gare d’appalto circa l’esito delle procedure o l’esistenza di rapporti corruttivi è mitigata anche dalla protezione garantita da politici, amministratori pubblici o altri personaggi di potere.
Questi soggetti esercitano un controllo prolungato e un’influenza duratura sui centri decisionali e sugli agenti amministrativi coinvolti, consolidando un sistema di corruzione che si manifesta su più livelli e fasi del progetto infrastrutturale.
La procedura negoziata, in particolare, rappresenta un momento delicato, dove il rischio di comportamenti corruttivi aumenta, poiché consente un’ampia discrezionalità che può essere sfruttata per favorire determinati offerenti.


